Calo del rendimento scolastico adolescenza

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Calo del rendimento scolastico adolescenza: perché?

Cosa c’è dietro ad un calo del rendimento scolastico in adolescenza?

Le ragioni dietro all’insuccesso scolastico in adolescenza sono sempre più di una.

Basta pensarci: un ragazzo ha difficoltà nello studio? È intelligente ma va male a scuola? Ce ne accorgiamo quando il contesto gli richiede qualcosa di più, quando il carico diventa particolarmente gravoso, quando succede qualcosa di particolare nella sua vita.

Altrimenti potremmo anche non accorgercene mai.

Gli ingredienti del cattivo rendimento scolastico hanno a che fare con

  • le richieste della scuola
  • le capacità scolastiche del ragazzo
  • la sua vita emotiva

Una data scuola può richiedere molto, oppure vengono richieste delle abilità molto specifiche che non sono il punto di forza del ragazzo in questione.

Se i problemi in questione riguardano un cattivo incontro fra richieste della scuola e competenze dell’adolescente, bisognerà prendere cercare una soluzione migliorando il metodo di studio, facendo ripetizioni o rivedendo l’impegno che va messo in campo.

Il terzo punto è invece quello che finisce più spesso trascurato (e quello su cui ho più cose da dire): come sta l’adolescente?

La scuola è una seconda casa per l’adolescente: ci sono amici coetanei o quasi, come i fratelli; ci sono i professori, che hanno suppergiù l’età dei genitori.

Qui si passa molto tempo e si svolgono molte attività emotivamente cariche: si viene valutati, si incontrano persone che si ammirano, che si odiano e a cui ci si affeziona. Si fa un confronto con quello che avviene a casa e si mettono in discussione le “regole di casa“.

Mettere a confronto quello che ha imparato dalla famiglia con tutto quello che la scuola propone mette l’adolescente davanti a dubbi, scelte, preferenze che aiutano l’adolescente ad avere delle opinioni personali (spesso, guarda un po’, in contrasto con quelle familiari) e questo gli consente di acquisire quelle autonomie che testimoniano la sua crescita e la formazione del suo carattere.

Se è vero che la scuola rimanda costantemente alla casa, per l’adolescente, può succedere anche il contrario: quello che succede a casa si può rispecchiare nell’andamento scolastico. Pensieri, preoccupazioni, ma anche soddisfazioni, vittorie, incoraggiamenti, cioè tutte le esperienze emotive importanti della vita dell’adolescente lo sostengono od ostacolano anche nello studio.

È per questi motivi che i problemi scolastici meritano lo sguardo della psicologia.

[Perché alcuni adolescenti vanno male a scuola quando stanno male?][Video con sottotitoli]

Come comunica l’adolescente?

Un calo di rendimento scolastico in adolescenza ci può dire che c’è qualcosa che non va, in modo indiretto.

Qualcosa che lo blocca, lo turba, spesso qualcosa che nemmeno lui sa definire, ma che ha un effetto su come si sente e quello che fa (quindi anche sulla scuola).

Questo è molto importante, perché l’adolescente si preoccupa prima di tutto, a qualunque costo, di salvare la faccia.

È difficile si confidi facilmente con i genitori, che non capiscono cosa stia succedendo.

D’altra parte, si sta impegnando per cercare di diventare un adulto: farsi vedere e, soprattutto, sentirsi debole è fuori questione.

Ne parla forse agli amici, ma soprattutto prova ad occuparsene da solo. Ci pensa, si sforza di non pensarci, prova a distrarsi (magari con quelle attività pericolose che fanno stare tanto in pena la famiglia). Tutto da sé.

Inevitabilmente, qualcosa non funziona, in questa gestione solitaria. Ad esempio –e questo esempio ci deve interessare particolarmente– ha la mente troppo occupata per dedicarsi efficacemente alla scuola.

Di questo i genitori iniziano ad accorgersene.

Ecco che si stanno risintonizzano con il figlio che, per paura di agitarsi ancora di più, ha sentito di dover sospendere le comunicazioni.

Si chiedono cosa ci sia che non va. Si chiedono le ragioni del calo di rendimento. Spesso queste riflessioni sono intercalate di comprensibili scontri e sfuriate, in cui volano accuse da una parte e dall’altra.

Insomma, i genitori si preoccupano.

Cosa comunica l’adolescente?

I genitori si preoccupano della scuola, almeno in un primo momento.

Poi, in alcuni casi, colgono spontaneamente che forse c’è qualcosa in più.

Si accorgono, cioè, che il calo scolastico ha un significato.

Allora iniziano ad indagare, a chiedere, a tentare di capire.

E l’adolescente non lo fa apposta: solitamente non pensa “Adesso inizio ad andare male a scuola così qualcuno mi domanda cosa non va.” Lui stesso non si rende conto di cosa stia succedendo.

Si ritira, si irrita, interrompe il dialogo con i genitori.

Ci sono varie spiegazioni.

Ad esempio, a scuola succede qualcosa che lo fa soffrire. Si sente inadeguato verso i compagni, si vergogna (e la questione della mancanza di autostima in adolescenza è centrale, soprattutto con gli adolescenti di oggi).

Oppure ha la testa troppo occupata da qualche problema che è nato lontano dalla scuola: i rapporti in famiglia? Qualcosa che è successo? Poco importa: ha la testa talmente piena di preoccupazioni che per la scuola -e tante altre cose importanti- rimangono poche energie.

La scuola, in tutti questi casi, non è il problema principale. La scuola e il rendimento sono solo la superficie di un’agitazione nascosta all’interno del ragazzo. Lui stesso non la sa spiegare.

Cosa fare

Un genitore che si preoccupa per il rendimento scolastico di un figlio adolescente, è già sulla buona strada.

Ora gli resta da chiedersi:

C’è qualcosa che mi dice che mio figlio potrebbe avere un problema?

il passo successivo è meno semplice. Bisogna valutare se si tratti di qualcosa di transitorio o se possa avere radici profonde.

È una distinzione importante da fare: significa capire se il ragazzo ha tutte le risorse necessarie per risolvere le difficoltà. In caso contrario, il rischio è di trovarsi davanti ad un problema che si protrarrà nel tempo.

Questo è un passaggio molto importante, quando mi occupo di un adolescente. Una valutazione accurata permette di costruire l’intervento più adatto per il ragazzo e per la famiglia, che ha il compito di sostenerlo e ha bisogno di essere coinvolta (informata, orientata, sostenuta nel suo ruolo).

All’inizio, mi trovo davanti a persone preoccupate (e adolescenti seccati, a dirla tutta): prima di tutto bisogna indagare, capire, definire la situazione.

Capire che tipo di problema ha l’adolescente

Quando le cose inizieranno ad essere chiare, si potrà iniziare a fare un progetto. È necessario un sostegno? Un trattamento psicoterapeutico ? La famiglia ha delle esigenze particolari? Va sostenuta nel rapporto e nel dialogo con la scuola?

A questo punto del lavoro assieme, la famiglia di solito è ancora piuttosto preoccupata. Un po’ meno, però: un po’ di chiarezza è stata fatta.

I genitori sono anche un po’ avviliti: “Abbiamo sbagliato? Abbiamo per le mani un ragazzo problematico?

A poco a poco, col procedere del lavoro, ci si accorgerà che queste difficoltà hanno un’altra faccia: questioni mai risolte di cui è arrivato il momento di occuparsi. Senso di stima personale messo in crisi. Capitoli tristi rimasti aperti.

Molto spesso, questo è vero sia per l’adolescente che per i genitori.

E molto spesso, intervenendo, finiscono per stare meglio sia i genitori che i loro figli.

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