Componenti dell’autostima

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Nessuno può farvi sentire inferiori senza il vostro consenso

Eleanor Roosevelt

Una frase manifesto, talmente forte ed evocativa da risultare rivelatrice.
Infondo tutti vorrebbero corrispondesse a verità ma quante volte ci si accorge che così non è?
Cosa succede quando l’autostima è bassa?
Mi sento:

  • inferiore
  • indegno
  • in colpa
  • in difficoltà col mio partner e quando devo interagire con altri
  • inadatto
  • insicuro
  • preoccupato
  • giudicato
  • ho una tremenda paura di sbagliare

Tutti questi sono sentimenti che partono da dentro e non dal di fuori.

altre volte non c’è la consapevolezza di come ci si sente, non si riesce a dargli un nome, allora il proprio corpo si
prende la responsabilità di parlare per sè attraverso disturbi fisici, un senso di malessere generalizzato,
spossatezza, ansia, stress, una postura curva, spalle basse, sguardo a terra…

 

Ma perché ci si sente in questo modo? Cosa c’è dietro?

Quando si parla di autostima si parla dell’immagine che ciascuno ha di sé stesso, frutto della propria storia
personale che origina dalla nascita e dalle esperienze avute con le figure di accudimento, ovvero con le persone
che si sono occupate di noi, delle nostre cure e della crescita sin da bambini. L’idea di sé deriva anche dal
contesto di vita, dalla cultura locale e globale, dall’educazione ricevuta, tutti questi elementi confluiscono a
creare degli standard che fungono da strumento di paragone per organizzare e dar senso a quel che succede
intorno, proprio come accade da bambini quando ci si sente paragonati a qualcun altro.

Vi invitiamo a fare un semplice esercizio, provate a rispondere a queste domande:

  • Cosa pensate di voi e della vostra vita?
  • Come vorreste fosse?
  • Se poteste cambiare qualcosa, cosa cambiereste?

Chi non vorrebbe poter dare la stessa risposta alle prime due domande e lasciare in bianco la terza? Sarebbe la
condizione ideale che come tutte le condizioni ideali quasi mai accadono.

La condizione ideale vedrebbe una coerenza di visione tra queste tre componenti ma spesso questo non accade.
Tuttavia, delle moderate differenze sono utili e necessarie per promuovere lo sviluppo, la crescita, l’ambizione, e
e darsi degli obiettivi: quando la distanza fra questi elementi è eccessiva, però, questa condizione diventa fonte
di sofferenze, e possiamo dire che c’è un problema di autostima.
Sembra di stare allo specchio: ci si avvicina sperando di vedere una certa immagine ma quel che si vede riflesso è
qualcosa di differente e non necessariamente inferiore ma fa soffrire e per questo gli viene attribuito un valore
negativo.

 

Cosa fare dunque?

Riconoscere d’aver un possibile problema di autostima è il primo passo per poterlo affrontare. L’autostima è un
termina oramai d’uso quotidiano e spesso viene classificato come un “non problema” ma come semplice dato di
fatto. Non c’è niente di più sbagliato.
Prendersi lo spazio per occuparsi di questa sofferenza è qualcosa che viene troppo spesso trascurato.
Chi ha una bassa autostima tende a non sentirsi degno nemmeno di prendersi cura di sé. Questo è il secondo
ostacolo da vincere dopo aver riconosciuto di aver un problema di autostima: fare qualcosa!

 

Noi attraverso la cura con la parola cerchiamo di creare uno spazio protetto che permetta a ciascuno di
esplorarsi, scoprire il vero sé: quel che desidera, le sue attitudini, aspirazioni. Soprattutto in questi casi,
ripercorrere la propria storia personale significa riorganizzarla e darle nuovo significato, mettendo pace e
risanando quelle ferite più o meno nascoste che ciascuno porta dentro, per poter dare un nuovo corso, più
gratificante e soddisfacente alla propria vita e sollevare finalmente lo sguardo.