Difficoltà in Adolescenza

Psicologo Psicoterapeuta Adolescenza Padova

Psicologo Difficoltà Adolescenziali Padova

Mi occupo nel mio studio di Padova delle delle difficoltà adolescenziali, situazioni di crisi e di eventi di vita che coinvolgono sia l’adolescente che la famiglia, e di psicoterapia per adolescenti.

C’è una cosa che è chiara, allo psicoterapeuta dell’adolescenza:

L’adolescente è immaturo.

L’immaturità è un elemento essenziale della sanità nell’adolescenza“.

(Winnicott, Gioco e realtà)

Le crisi sono punti di passaggio necessari all’elaborazione dei cambiamenti che arrivano con l’adolescenza. Quando tutto procede sufficientemente bene, le crisi adolescenziali si risolvono con il tempo.

Ci sono delle situazioni, però, in cui queste crisi diventano eccessivamente impegnative, e richiedono un aiuto esterno per essere affrontate. Questo accade in quanto diventano eccessivamente impegnative per l’adolescente e per la famiglia.

A volte un adolescente esprime direttamente la propria sofferenza, parlandone, ma più spesso i segnali sono indiretti: un comportamento più scontroso del solito, l’abitudine a passare molto tempo da solo, la percezione da parte dei genitori di una discontinuità eccessiva rispetto ai comportamenti del passato.

È utile domandarsi cosa ci sia nella testa di un adolescente che combina dei guai o che non è in contrasto con i genitori, strategie di crescita assai comuni. A volte, la risposta è che per quel ragazzo, o anche per la sua famiglia, la crescita è una cosa troppo dolorosa, e va evitata.

Molto importati posso essere i segnali che provengono dalla scuola, attraverso dei cali di rendimento, difficoltà con compagni ed insegnanti, ansia legata alla scuola.

Talvolta i segnali di difficoltà sono più eclatanti: piccoli furti, uso di sostanze, comportamenti al limite del lecito o pericolosi.

Per un adolescente, far scoprire inconsapevolmente un proprio comportamento illecito ad un adulto può assumere il significato di cercare con lui un confronto (o, meglio, un contrasto) su un certo tema, troppo scottante per essere discusso a parole.

La preoccupazione della famiglia può essere colta di per se stessa come un utile segnale del complicarsi di una crisi adolescenziale e di una comunicazione di sofferenza che l’adolescente dà in modo indiretto e spesso inconsapevole. Parlare con la famiglia dell’adolescente è fondamentale, e coordinarsi con lei nella cura del ragazzo è importantissimo.

Un ragazzo può perdere interesse nello studio in modo drastico, facendo disperare la famiglia fra ripetizioni, tentativi di motivarlo, rimproveri. Il ragazzo magari non odia lo studio di per sé, ma qualcosa lo disturba nel suo approccio allo studio. Per il resto, apparentemente, può stare bene. La famiglia, no.

Nessuno, però, si sa spiegare esattamente cosa sia andato storto.

Spesso ci sono degli eventi di vita, più o meno evidenti, a cui fare attenzione: lutti (come il lutto di un genitore), atti di bullismo (subiti o perpetrati), i primi amori, episodi che coinvolgono altri ragazzi o un adulto importante, malattie… La maggior parte di questi eventi non è di per sé “dannoso”, ma lo può essere per uno specifico ragazzo in una specifica situazione. Non è facile cogliere la potenziale portata di uno di questi senza collegare i vari elementi della storia personale di un ragazzo.

Ad esempio, l’esperienza di essere lasciati da un partner è dolorosa per la maggior parte delle persone, ma per alcune può essere emotivamente devastante in quanto viene avvertita conferma di una propria radicale indesiderabilità o inettitudine.

In alcuni adolescenti possono prenderlo come il segnale di non essere capaci a combinare nulla di buono.

Qui puoi trovare degli esempi più dettagliati dei segnali di sofferenza in adolescenza.

Crisi che vale la pena di affrontare

Come dicevo, le crisi sono cosa normale in adolescenza, e i segnali appena descritti sono molto vicini alle situazioni di normale difficoltà di crescita proposte dall’adolescenza.

L’aspetto centrale di una crisi normale, però, è il fatto che essa viene superata dal ragazzo, e permette un’evoluzione, magari faticosa, ma che testimonia la continuazione della sua crescita.

Una crisi complicata in cui gli aspetti psicologici sono rilevanti, invece, corrisponde ad un blocco della crescita.

La sfida è troppo grande, allora:

  • si vede che l’adolescente sembra come bloccato: il tempo passa ma lui non cambia. Inizia la scuola ma non riesce a trovare degli amici. Non riesce a sperimentarsi in campo sentimentale. Sembra non solo imbarazzato, ma proprio rifiutare il suo nuovo corpo. È come se la situazione dovesse rimanere ferma, perché ogni cosa che cambia provoca dolore.
  • i cambiamenti sono repentini e fragili: a volte il problema non è tanto che l’adolescente sembri ancora troppo bambino, ma che si atteggi ad adulto in un modo esagerato. Gli adulti sono autonomi e possono decidere della loro vita? Bene, un adolescente può diventare molto arrogante, padrone di casa. Non tollera la debolezza (prima di tutto la propria).
  • La gestione delle emozioni, normalmente turbolenta in adolescenza, in situazioni di blocco della crescita è percepita come un gran peso. Le emozioni vengono evitate o sparate fuori (adolescente ritirato vs adolescente rabbioso).
  • Si prova a fare qualcosa perché la situazione cambi. C’è qualche problema scolastico? Ripetizioni. Piccoli furti? Punizioni. Sta sempre sulle sue? Allora gli si dice: “Perché non esci.” Però rimane qualcosa che sfugge, evidentemente… perché la situazione non cambia!
  • In breve: si è esasperati e non ce la si fa più.

Questa è una rassegna fin troppo variopinta di quello che può succedere ad un adolescente che incontri una crisi che va al di là delle sue capacità di superarla.

Riassumerei così: l’adolescente sta male, in un modo che è solo suo, e che spesso si riesce a comprendere solo indirettamente badando a quei dettagli che fanno esasperare i genitori, fino a portarli a pensare: “Qui le cose devono cambiare“.

A questo punto l’adolescente sarà sollevato: i suoi genitori si assumeranno il compito di aiutarlo a stare meglio.

Sofferenza in adolescenza

Esistono dei campanelli d’allarme che suonano forti e decisi per lo psicologo delle difficoltà adolescenziali (e che solitamente fanno allarmare immediatamente anche i genitori). Si tratta la comparsa di veri e propri sintomi di sofferenza emotiva, che allarmano molto l’adolescente e la sua famiglia.

  • Prima di tutto l’ansia. L’ansia (anche nell’adulto) è una delle prime manifestazioni di una sofferenza emotiva importante.
    È come se fosse uno strumento di cui si perde il controllo: il ragazzo non prova, nelle situazioni che lo preoccupano, quel tanto di paura che fa sentire motivati a cavarsela al meglio. È atterrito, spaventato, bloccato. Può manifestarlo in modo indiretto, ad esempio attraverso la paura di dormire da solo. L’ansia può manifestarsi con forme diverse nei ragazzi e nelle ragazze.
  • Merita uno spazio particolare l’ansia sociale in adolescenza. Per riuscire ad avere un rapporto sereno con gli altri (e in primis con i coetanei), l’adolescente deve sentirsi sereno di avere qualcosa da mostrare, qualcosa di cui se stesso di cui andare fieri.
  • La vergogna, invece, sarebbe un sentimento particolarmente centrale nell’adolescente (con manifestazioni specifiche per la tarda adolescenza). Può essere così forte da creare dei problemi di socializzazione, e diventa difficile aiutarli a tornare a socializzare: diventano adolescenti con pochi o senza amici, ragazzi che non escono mai e che si chiudono in se stessi. Per un ragazzo è molto difficile sentirsi sicuro, bravo, competente e la sensazione di poter spingere gli altri a dare un giudizio positivo su di sé è fondamentale per acquisire un senso di stima personale adeguata. Negli adolescenti in difficoltà, la vergogna è un sentimento schiacciante che si accompagna all’aspettativa incrollabile che gli altri non possano fare altro che mettere a nudo le proprie vergognose bruttezze. La presenza di una forte vergogna è legata alle situazioni di mancanza di autostima in adolescenza.
  • La rabbia. Anche questo è un sentimento fondamentale dell’adolescenza. Bisogna stare attenti quando sia quando passa per continue mancanze di rispetto che quando la rabbia è forte in un modo sproporzionato, ad esempio quando si manifesta in ragazzi che rompono mobili e oggetti della propria camera, di altre stanze di casa o minacciano di picchiare i genitori (più spesso la madre). Nell’adolescenza, una forte rabbia è spesso legata a sottostanti sentimenti depressivi.
  • Comportamenti di sfida e di mancanza di rispetto che non arrivano alla violenza, ma che mettono ripetutamente in crisi il rapporto con i genitori.
  • La depressione in adolescenza assume delle caratteristiche particolari, che le possono dare un aspetto molto diverso dalla depressione degli adulti. diventa particolarmente importante distinguere quali sono i comportamenti con cui l’adolescente prova a combattere i sentimenti depressivi, come aggressività, distacco dagli altri, uso costante di tecnologia-videogiochi-internet.
  • Difficoltà di concentrazione che possono rappresentare sia una strategia ideata dalla mente per resistere alla pressione di idee dolorose o di una continua sollecitazione da parte di immagini e idee avvertite come estranee e disturbanti.
  • Un atteggiamento apatico: un mancanza di interessi e un atteggiamento indifferente possono indicare una strategia per mettersi al riparo dal mondo delle relazioni scoraggiando i possibili interlocutori.
  • Come abbiamo già detto, la scuola è un luogo importantissimo per l’adolescente. Peggioramenti inspiegabili nei voti, abbandonare la scuola, insofferenza in molti casi non sono eventi banali. Non solo lì accadono moltissime cose importanti, ma quando un ragazzo sta male spesso non ha energie sufficienti per badare alla scuola. Allora, se ci si accorge che è quel pezzo lì della sua vita è saltato, è utile iniziare a domandarsi cosa sia successo. (Gli adolescenti più grandi possono avere problemi simili rispetto al lavoro).
  • La gestione delle emozioni può avvenire secondo modalità estreme: l’autolesionismo è, soprattutto nelle ragazze, una via estrema di affrontare emozioni che sembrano ingestibili in altri modi. Ha un altro vantaggio, dal punto di vista dell’adolescente sofferente: viene fatto in privato, in segreto e dà, a caro prezzo, la sensazione di avere il controllo su quello che succede al proprio corpo e alla propria mente.
  • Il ritiro sociale (o hikikomori) è invece particolarmente caratteristico degli adolescenti maschi. Tipicamente in occasione del primo anno di scuola superiore, la percezione del ragazzo è che il mondo, in particolare la scuola, gli faccia delle delle richieste che non potrebbe in alcun modo soddisfare. Come potrebbe affrontare davanti agli altri la vergogna di non farcela? Stare da soli viene percepito come l’unica alternativa che permette di vivere in una condizione di serenità accettabile.

Se sono presenti queste condizioni, e si possono rintracciare alcuni di questi segnali, è molto importante far chiarezza sulla situazione.

È molto importante, inoltre, occuparsene per tempo, allo scopo di limitarne la portata dolorosa e di aumentare le possibilità di una risoluzione più semplice.

Come mi occupo delle difficoltà in adolescenza?

Dott. Matteo Albertinelli, psicologo psicoterapeuta dell’adolescenza a Padova

Quando è un adolescente a soffrire, qualcuno si allarma. Nella maggior parte dei casi si tratta dei genitori, spesso giungono dei segnali indiretti, spesso dalla scuola; più di rado è l’adolescente ad esprimere direttamente il proprio disagio.

Una persona che non è ancora diventata del tutto adulta, come l’adolescente, per crescere ha bisogno di relazioni con persone significative. Se la crescita di un ragazzo si interrompe, una sensazione di allarme si trasmette attraverso queste relazioni. È come se l’adolescente dicesse “di questo non posso occuparmi da solo!”.

Queste persone si trovano investite del compito di far riprendere la normale crescita: ecco che allora si mettono alla ricerca di soluzioni, ed è qui che vediamo degli adulti che cercano come prendersi cura dell’adolescente.

È in questa situazione che entra in campo lo psicologo dell’adolescenza, a cui spetta il compiti di aiutare adolescente e famiglia a comprendere perché le cose abbiano preso una brutta piega e proporre un modo di affrontare la situazione mettendo insieme tutti gli elementi a disposizione.

A volte è possibile aiutare direttamente l’adolescente, altre volte sarà necessario aiutare gli adulti ad aiutarlo ed altre volte ancora sarà più utile aiutare la famiglia intera a riprendere un dialogo interrotto dalla comparsa di sintomi ed eventi che causano disagio.

La psicoterapia dell’adolescente deve tenere conto di tutte queste possibilità per consentire al processo di crescita di riprendere, assumendosi il compito di rispondere alla richiesta solitamente dolorosa e inconsapevole fatta dall’adolescente e sostenendo la sua famiglia in questo percorso così delicato.

Ho scritto un articolo che può esserti utile se cerchi più dettagli su come funziona la psicoterapia dell’adolescente.

Chi cerca uno psicologo psicoterapeuta dell’adolescenza, ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a trasformare le situazioni di sofferenza in occasioni per migliorare la vita del figlio e di tutta la famiglia.

Che mi occupi di questo nel mio studio di psicologo delle difficoltà adolescenziali a Padova, o che lo faccia Online, la cosa più importante è far sì che le difficoltà possono diventare occasione per unire e rafforzare una famiglia. È un’importante occasione per aiutare un ragazzo nel suo compito principale: la crescita.