Mi sento solo anche se ho molti amici

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Mi sento solo anche se ho molti amici. Cioè?

A Paolo non sembra di avere una vita tanto strana. Frequenta diversa gente, anche tanta, ha la ragazza, tutto normale.

Eppure, da qualche tempo, si sente solo. Solo anche nelle tante situazioni in cui è con gli altri.

È un po’ che succede, anche se Paolo se n’è accorto da poco. Le uscite, le serate fuori… lo lasciano un po’ freddo, insoddisfatto. Gli sembra così strano…! Non è un problema di varietà: ha anche provato a proporre di fare qualcosa di diverso, così, per distrarsi un po’. 

Paolo inizia a chiedersi se il problema non sia lui. O meglio: qualcosa che viene da dentro di lui.

Insomma, una specie di insoddisfazione.

Mi sento solo anche se ho molti amici. Guardarsi dentro.

Soffrire di solitudine anche se si hanno molti amici è qualcosa che può sembrare strano, soprattutto quando si inizia a prendere familiarità con questa sensazione.

C’è una (ovvia) contraddizione e una sensazione così strana non può che dare fastidio, soprattutto perché considerarla un po’ assurda non aiuta a farla sparire.

Per spiegarsi cosa stia succedendo, in un primo momento si può pensare che il problema sia di essersi stufati di qualcosa o qualcuno, di dover cambiare qualcosa nelle proprie abitudini o frequentazioni.

Poi, semplicemente, si nota che anche se le frequentazioni cambiano la sensazione di solitudine non svanisce.

Insomma, ci si rende conto del fatto che il problema è più profondo.
Ha senso pensare che la faccenda dipenda non tanto da frequentazioni insoddisfacenti, ma da un senso di insoddisfazione personale che tinge di sentimenti negativi le situazioni sociali che si vivono .

Ci si accorge cioè che qualcosa è cambiato dentro di sé, non fuori.
Questi momenti di introspezione, però, non arrivano così, di punto in bianco.

Nella maggior parte dei casi, anzi, nascono a partire da qualche evento che si avverte come significativo.
Ad esempio:

Lucia è stata travolta dall’entusiastica organizzazione dell’addio al nubilato di una cara amica. Un folto gruppo di ragazze si riunisce per pensare a dove andare, cosa fare, quali ricordi delle avventure affrontate assieme raccogliere. È il primo matrimonio del loro gruppo, una cosa importante.

Lucia inizia a sentirsi strana… vuole bene a tutte loro, ma non riesce a sentirsi coinvolta. Risponde sempre tardi ai messaggi, non riesce ad avere belle idee creative, si sente spenta.

<<Sono invidiosa?>> si chiede. Eppure non le sembra proprio… È sinceramente affezionata alle ragazze, ma è come se ci fosse qualche intralcio di mezzo, che le impedisce di sentirsi partecipe e felice.

Un evento come partecipare organizzare una festa per celebrare un traguardo nella vita di un amico, ad esempio, è qualcosa che spinge a fare un’inevitabile riflessione su di sé. Il confronto con questo amico può portare a fare, ad esempio, delle riflessioni su quanto si senta di aver raggiunto degli obiettivi e su quanto questi obiettivi pesino nella valutazione del proprio valore personale.

Solitamente questa riflessione avviene a livello prevalentemente inconsapevole, quindi può diventare molto difficile accorgersi del fatto che eventi apparentemente banali possano avere un impatto emotivo piuttosto forte.

Ci si può sentire sorpresi: si prova la sensazione che la vita abbia presentato un vero e proprio conto.

Questo accade in quanto un evento esterno assume un importante significato soggettivo.

Mi sento solo anche se ho molti amici. Gli altri come specchio

In occasioni simili, gli altri ci fanno da specchio. Quando le persone importanti attorno a noi fanno qualcosa, cioè, è come se ci si domandasse, implicitamente: “e io?“.

Un’amica si sposa. E io mi sono mai innamorato al punto da voler passare la vita con qualcuno?

Un amico ha successo nel lavoro. E io sento di potercela fare ad essere altrettanto bravo?

Un amico mi vuole bene. E io mi voglio bene, ho stima di me?

A volte, queste esperienze di rispecchiamento negli altri toccano delle corde particolarmente delicate, dei punti fragili.

È qui che può entrare in gioco il senso di solitudine.

  • Ci si sente diversi.
  • Si sente che è difficile farsi comprendere dagli altri.
  • Ci si sente tristi

Si sente di vergognarsi davanti agli altri, di avere paura del confronto con loro

 All’inizio si può avere la percezione che si tratti d una sensazione passeggera, quasi casuale. Come a dire: “Non avrei motivo di essere triste…”.

Eppure, quella sensazione di solitudine rimane, ed è come se bisognasse arrendersi all’evidenza: ci si sente isolati, tristi e un po’ anomali rispetto agli altri.

Mi sento solo anche se ho molti amici

significa

Qualcosa di quello che percepisco attorno a me mi ha toccato così profondamente che mi sento distante dalle persone che ho attorno.

Occasioni di crescita e depressione

Soffrire non è piacevole, non è bello e non riesce ad essere nemmeno qualcosa di utile se non si riesce a fare leva su quella tristezza per cambiare.

Se la sofferenza è sufficientemente gestibile, queste situazioni possono essere preziose, in realtà.

Esperienze di carattere depressivo come queste sono la norma, quando ci si trova in situazioni in cui ci si trova a dover mettere in discussione l’immagine che si ha di se stessi.

Sono soprattutto occasioni in cui è ci si sente costretti a rivalutare aspetti della propria vita che è doloroso mettere in discussione:

  •  La percezione di se stessi come persone felici e soddisfatte.
  • La sicurezza rispetto alle proprie scelte.
  • La convinzione che la propria posizione (sentimentale o lavorativa ad esempio) sia una naturale e inevitabile conseguenza di come si ha sempre vissuto.

Mettersi in discussione, magari ammettendo di aver perso delle occasioni o accorgendosi di non essere la persona che si immaginava di essere, non è semplice.

Implica sempre un lutto di un’immagine di sé che fino ad un certo momento è stata un indispensabile sostegno, ma che ci si trova costretti a modificare alla luce delle nuove riflessioni su di sé che la vita ha costretto a fare.

Si tratta di un processo che comporta una sofferenza, necessaria prima di poter festeggiare una qualche nuova acquisizione.

Le persone che abbiamo accanto ci mettono costantemente a confronto con le nostre scelte.

Gli amici possono fungere da specchio, creando le condizioni di una crisi caratterizzata dal fatto che l’immagine di sé che viene rimandata dagli altri è estranea e inaspettatamente dolorosa

La vicinanza degli amici, insomma, può far sentire ancora più soli quando si inizia a sentirsi carenti di quelle qualità che permetterebbero di sentirsi interessanti per gli altri o degni della loro attenzione… valutazioni su di sé che si iniziano a fare solo nel momento in cui si è davanti ad altri e ci si sente messi in difficoltà dal confronto che si viene a creare.

Ci si trova a dover affrontare un sentimento di perdita, più o meno forte, che ha a che vedere con un confronto con se stessi.

Si può vivere una sensazione di solitudine transitoria, caratteristica di un sentimento di perdita doloroso ma superabile, quando il confronto con gli altri fa percepire una propria carenza, prima sconosciuta, spiacevole, ma senza compromettere una valutazione di sé globalmente positiva.

Alcune persone, però, si sentono messe davanti ad esperienze di svalutazione di aspetti di sé così forti che è come se nono fosse possibile tornare indietro: ci si trova a pensare di essere davanti a qualcosa di così enorme che la propria opinione di sé non potrà che esserne radicalmente influenzata e si potrà finire per sentirsi, di conseguenza, radicalmente estranei dagli altri.

Ci si sentirà dolorosamente diversi dagli altri, vittime di una visione depressiva di se stessi.

Ho perso tutto

Un’esperienza depressiva è caratterizzata da solitudine.

Non solo da un punto di vista concreto in quanto le forze vengono a mancare e diventa difficile mantenere il contatto con gli altri, ma perché vengono inibite proprio la vitalità e la capacità di sviluppare un’intimità positiva.

Chi è depresso fatica ad esporsi con gli altri e a creare contatto con loro: chi è depresso si sente incastrato in un clima negativo.

Diventa via via sempre più sfiduciato rispetto alle proprie possibilità di essere capace di comunicare efficacemente e con soddisfazione con gli altri.

Spesso, inoltre, si trova incastrato in delle relazioni che confermano proprio quello che lui teme: l’altro non è emotivamente disponibile e il rapporto con lui non sarà soddisfacente.

I successi e le conferme degli amici servono a poco: danno un sollievo temporaneo, ma non possono dare il via ad un cambiamento sostanziale.

Si tratta di un pericoloso circolo vizioso:

Non mi aspetto che mi possa accadere di meglio.”

“Quando mi trovo in un rapporto negativo lo prendo come una conferma dell’impossibilità di stabilire rapporti positivi.”

Quando il meccanismo della depressione si innesca, porzioni sempre più rilevanti della vita vengono lette in chiave depressiva.

Come se il meccanismo sottostante si fosse inceppato, [le sensazioni negative legate alla depressione non vengono riassorbite, ma invadono tutto il modo di pensare del depresso].

La depressione, innescata da un’esperienza di solitudine, crea a sua volta solitudine.

La depressione suggerisce, infida:

 “Vedi che sei solo? Non credo proprio le cose cambieranno. Ed è colpa tua, è perché sei fatto così.”

Psicoterapia della solitudine

La psicoterapia della depressione può ricostruire un linguaggio della vicinanza, dell’affetto e dell’amicizia per chi l’ha perduto.

Tutto parte da una presa di consapevolezza, faticosa, da parte di chi si rende conto di quanto sia snervante questa condizione di solitudine perenne.

Il sospetto che la capacità di costruire delle relazioni dipenda in buona parte nella possibilità di avere fiducia nelle proprie capacità è un buon punto di partenza.

La terapia della depressione è una cosa faticosa, non c’è dubbio.

Fa una certa paura, perché richiede di soffermarsi su alcuni degli aspetti più dolorosi della propria vita.

Come si fa a parlare a qualcuno del fatto che si stenta ad avere fiducia nella possibilità di essere ascoltati ed aiutati dagli altri?

Come si fa a confidarsi quando si teme di non riuscire a costruire un contatto umano caldo e positivo?

Chiaramente è difficile. Nessuno parla della propria esperienza di depressione a cuor leggero.

Però –e questa è la cosa più importante!– un percorso efficace di cura della depressione viene ricompensato con un senso di sollievo ed un piacere di vivere che prima non si pensava possibile.

Un cambiamento radicale.

 

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