Mio figlio va male a scuola

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Mio figlio va male a scuola

Questa considerazione può essere una grossa fonte di dispiacere per un genitore.
Il fatto stesso che un genitore ci pensi è però qualcosa di molto positivo: significa che il genitore riconosce l’esistenza del problema e inizia prendersene carico.

[Adolescenti che mostrano di stare male attraverso le proprie difficoltà scolastiche][Video con sottotitoli]

Il problema. Cosa succede quando un ragazzo va male a scuola

Di cosa si tratta? Di che cosa si prende carico il genitore? Possiamo separare due aspetti del problema.

Il primo aspetto riguarda ciò che si vede all’esterno:

Si tratta di una serie piuttosto variegata di situazioni, accomunate dall’esito: un genitore che sospira e riflette: “mio figlio va male a scuola“.
C’è poi un aspetto di questa situazione che è meno in primo piano, ma che in realtà ne rappresenta il nocciolo: tutta questa faccende del “male a scuola” crea un gran dispiacere.

…a chi?
Prima di tutto, e, come abbiamo già visto, ai genitori. Vale la pena di entrare nei dettagli.

Partiamo dal punto di vista dei genitori…

  • possono volere che il figlio abbia successo negli studi per il bene del suo futuro.
  • possono essere preoccupati, perché il figlio pare disorientato.
  • possono essere tristi e arrabbiati, perché il figlio pare indifferente.
  • hanno delle ambizioni che riguardano i figli.
  • hanno il desiderio di mostrare ai figli come ci si deve comportare nella vita.
  • possono arrabbiarsi, perché ritengono che lo studio sia un dovere.
  • possono arrabbiarsi, perché il figlio non sembra rispettare la loro autorità.

Naturalmente la faccenda non è così semplice, in quanto tutti questi sentimenti raramente si presentano isolatamente l’uno dall’altro.

Arrivano tutti assieme, mescolati fra di loro, e creano un certo subbuglio in chi tra l’altro sente che essendo l’adulto dovrebbe tenere ben saldo il timone della famiglia.
Ovviamente (e questo i genitori il più delle volte lo sanno) il dispiacere riguarda anche quel figlio che va male a scuola

  • perché è motivo di tensioni in casa.
  • perché dalla scuola dipende una parte consistente della sua immagine di sé.
  • perché la vergogna è uno scoglio particolarmente centrale per gli adolescenti.
  • perché la vergogna si mescola a sentimenti di colpa.
  • perché questo andare male a scuola può essere percepito come un giudizio sulle proprie capacità globali (si potrebbe dire “è una minaccia per l’autostima”).

Esteriormente, spesso non è facile cogliere i segnali di questi stati interiori e anzi, l’adolescente può dare l’impressione di essere completamente indifferente, o perfino orgoglioso dei cattivi risultati.

Quando non è facile cogliere le emozioni che il ragazzo nasconde (involontariamente), diventa ancora più difficile capirsi con lui e condividere qualcosa su quanto sta succedendo.

Io ho studiato! Il professore ce l’ha con me, non è colpa mia!
Non è vero! Stai tutto il giorno fuori! Devi impegnarti di più!
Sì, vabbé…!

Questo si sa: genitori e figli possono finire per parlare senza capirsi.

In compenso, finiscono per arrabbiarsi o rattristarsi molto.

Ai genitori il figlio può sembrare superficiale, il ragazzo può sentirsi non capito dai genitori.

Questo accade, in parte, perché i motivi per cui il cattivo rapporto con la scuola fa star male sono diversi nei genitori e nei ragazzi.

Proverei a fare chiarezza.

Nella stragrande maggioranza dei casi, i genitori investono molto sui figli. Si tratta, chiaramente, di investimenti emotivi, oltre che materiali.

Le buone qualità del figlio, fra le quali ci sono anche la capacità di andare bene a scuola, permettono al genitore di vedere rispecchiato su di lui quanto bravo è nel compito di genitore. Così, va a finire che spesso i genitori si sentono molto in colpa se i figli vanno male a scuola.

Insomma, un genitore con un figlio che va male a scuola può sentire di aver fallito come genitore.
… e i figli invece?

Un adolescente guarda questa vicenda da un altro punto di vista.

Per quanto riguarda i figli, la scuola è uno dei luoghi in cui viene misurata la sua crescita.

(Chiaramente non ci pensa con queste parole, servono a noi per capirci.)

Le materie scolastiche, le relazioni con i compagni e le relazioni con i docenti permettono di vedere al ragazzo di sperimentarsi in delle situazioni in cui è lui, autonomamente, a fare delle scelte e prendere delle decisioni, all’interno di un contesto sufficientemente protetto.

Queste scelte e decisioni chiedono al ragazzo di essere più indipendente e più adulto di quanto non sia mai stato prima nella sua vita, e sono un aspetto fondamentale del suo sviluppo.

Le lezioni scolastiche, quindi, non sono né solo un qualcosa da mandare a memoria, né solo uno strumento tecnico per il lavoro futuro: sono anche un terreno di prova per il mondo emotivo adolescenziale.

Riuscirà, questo figlio, a diventare passo dopo passo un adulto? A gestire le fatiche delle proprie responsabilità e a trovare una la propria individualità?

Se le cose si mettono male, a scuola, si rischia che il ragazzo senta che viene messa in dubbio la sua possibilità di crescere.
In un adolescente che ha delle insicurezze, andare male a scuola può diventare una conferma: “Non ce la faccio a fare queste cose, non diventerò mai adulto. Non ne sono capace.“.

Il giudizio scolastico, cioè, può venire avvertito come un giudizio su qualcosa di intimo.

Mio figlio non si impegna a scuola

Quando ci si confronta con questa tematica, c’è un dubbio che tende inevitabilmente a fare capolino: quello che sia tutto un problema di mancanza di impegno, come se si trattasse più di una questione di volontà che di una questione emotiva.

Si tende a pensare all’impegno come qualcosa che si può volere o non volere tirar fuori, come se si trattasse di aprire la porta di casa dopo che si è sentito suonare il campanello:

c’è un adolescente sul divano, suona il campanello, “Chi è?” e dall’altra parte si sente rispondere “Sono la Scuola, aprimi la porta con tutto il tuo entusiasmo di sedicenne“.

A questo punto possono succedere le cose più varie.

Ad un estremo ci sono quei ragazzi che sulla scia di un importante senso del dovere si rizzano subito sull’attenti e corrono alla porta per paura di venire rimproverati, o per paura di deludere i genitori o perché sentono di avere un orgoglio da mantenere, ad esempio.

Poi ci sono ragazzi che si alzano abbastanza volentieri, spinti soprattutto dalla loro curiosità e anche da una certa fiducia nel fatto che non succederà loro nulla di male. Sono ragazzi che a volte saranno più convinti, a volte faranno finita di non aver sentito.

Buona parte degli adolescenti, poi, vive un rapporto piuttosto conflittuale con il campanello, o meglio con la campanella. Si trascinano con provocatoria lentezza fino al citofono: delle volte si lasciano convincere dalla voce più accorata e calorosa di un professore che ci tiene in modo particolare; spesso fingono di non aver potuto rispondere perché erano sotto la doccia.

All’altro estremo di questo vasto e vivace repertorio di atteggiamenti adolescenziali c’è un altrettanto ricco panorama di adolescenti che devono affrontare degli ostacoli che rendono per loro più difficile impegnarsi.

Alcuni ad esempio, appena sento del campanello, appena cioè sentono parlare di scuola, vengono invasi da immagini terrificanti di un luogo ostile in cui verranno emarginati, adolescenti con una bassa autostima che ritrovano nella scuola il rischio di veder confermata una opinione negativa di sé.

Altri di questi adolescenti sentono dove scegliere:

O me o la scuola!

come se l’invito dei genitori, della società, della legge, a impegnarsi in qualcosa che non hanno deciso loro fosse un un’offesa alla loro autonomia.

Altri ancora, gli adolescenti depressi, possono sentirsi così fisicamente appesantiti da non riuscire ad “alzarsi dal divano”.

La famiglia

Tutto l’insieme di sentimenti e pensieri che girano attorno all’andare male a scuola, come abbiamo visto, è qualcosa di complesso e delicato, in cui gli attriti fra genitori e figli sono la norma.

Basti pensare a cosa può venire fuori quando i diversi punti di vista di genitori e figli si scontrano su :

  • come si sente un adolescente (“dimmi come stai” contro “fatti i fatti tuoi“).
  • quanto maturo si sente un adolescente.
  • l’idea che ha un adolescente di quello che i suoi genitori sentono per lui (“Lo faccio per lui” contro “Non mi capiscono“).
  • i sentimenti dei genitori rispetto al proprio ruolo di genitore.
  • il ricordo che i genitori hanno di quando erano degli adolescenti.
  • i ricordi che i genitori hanno della scuola.
  • i sentimenti dei genitori verso il figlio che va male a scuola.

In sostanza, bisogna arrendersi davanti al fatto che genitori e figli partono da presupposti molto diversi e di conseguenza hanno pensieri molto diversi. L’ho già detto: gli attriti -che sono una cosa normale- riguardano i conflitti fra queste diverse posizioni e il tentativo di superarle trovando delle nuove soluzioni.

Non mi trovo bene in questa scuola.”

Quando un adolescente dice qualcosa di simile, una mamma che fino a poco prima era arrabbiata per il cattivo rendimento inizia a preoccuparsi.

Inizia a pensare che in effetti non vede mai suo figlio uscire con i compagni. Ha qualche amico che si porta dietro dalle elementari… andrà bene?

Si prova a cambiare le cose: ad esempio si cambia scuola.

Magari in un ambiente nuovo si troverà meglio.

In situazioni come questa, non è raro che le cose non cambino, oppure che cambino al prezzo di rinunce significative (es: rinuncia a delle ambizioni; scelta di un ambiente più “protetto”…).
Spesso le situazioni che vengono individuate sono pratiche (es: cambio della scuola, ripetizioni, “seguirlo di più”) e spesso riescono a modificare la situazione.

Non sempre però. Ci sono, difatti, delle situazioni che tendono a rimanere immutate, situazioni in cui sentimenti negativi coinvolgono tutta la famiglia: arrabbiature, tristezza, sensazione di non essere compresi, frustrazione.

Una situazione come un figlio che va male a scuola, che sembra banale, può rappresentare una fonte di crisi familiare.

Può sembrare che il problema riguardi solo il ragazzo che va male e soffre, più o meno visibilmente.

Però, le azioni di questo ragazzo, fanno sì che anche i familiari siano a disagio.

L’adolescente che va male a scuola finisce per coinvolgere  tutta la famiglia manifestando nella propria sofferenza (e questo solitamente accade in modo del tutto involontario).

I genitori, quindi, soffrono a loro volta.

[Come aiutare un ragazzo che va male a scuola? Quando alla base delle difficoltà scolastiche ci sono delle difficoltà di natura emotiva, diventa necessario sintonizzarsi con gli specifici bisogni emotivi del ragazzo.][Video con sottotitoli]

Metà del lavoro è già fatto (per fortuna)

Se i genitori provano del disagio, metà del lavoro è già fatto: un campanello d’allarme è suonato, ed è stata identificata una situazione di cui prendersi cura.

Questa sofferenza che viene dai genitori è sia utile che rischiosa.

  • È utile, in quanto segnala la presenza di un problema, e spinge a risolverlo.
  • È rischiosa in quanto ci può essere molta fretta, da parte del genitore, a trovare una situazione che riduca la quota di dispiacere di cui si deve occupare la famiglia.

Questa fretta può finire per ridurre solo temporaneamente il dispiacere, non cogliendone le fonti reali e, soprattutto, permettendo a questo dispiacere di ripresentarsi a turbare sempre uguale nel tempo.

Cosa fa la differenza, in questi casi, è uno sforzo, che il genitore compie: si mette nei panni del figlio e tenta di cogliere il suo punto di vista, cioè il particolare stato di disagio in cui il ragazzo si trova.

Questa situazione aiuta a prendere la decisione di affrontare una crisi prendendosi direttamente carico della sofferenza dell’adolescente.

È proprio questa la fase in cui io, come psicologo, vengo contattato dai genitori che mi raccontano di un adolescente che ha iniziato ad andare male a scuola, “ma che mi sembra non stia bene…”.

Questi momenti di preoccupazione possono diventare occasioni per stare meglio.

È possibile lavorare proprio partendo da queste difficoltà per unire e rafforzare una famiglia e  per aiutare un adolescente nel suo compito principale: la crescita.