Come elaborare un lutto

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Come elaborare un lutto?

La perdita di una persona cara è sempre un evento drammatico.

In campo psicologico, si parla di lutto in tutte le situazioni in cui viene a mancare qualcosa di emotivamente molto investito (come una posizione lavorativa). La perdita di una persona a cui si vuole bene è una situazione di perdita avvertita con la massima forza e il massimo dolore.

Il lutto può essere un evento sorprendente.

Ci si può sentire forti.

Si può ritenere di essere sufficientemente equipaggiati per non venire troppo scossi da una perdita.

Talvolta non si sa quanto questa persona sia importante per sé fino a che non la si perde.

Talvolta, persino la perdita di una persona odiata, come un genitore con cui esiste un rapporto molto conflittuale, può dare inizio ad una difficoltà ad elaborare un lutto, in modo inaspettato.

 

Emozioni forti

Le emozioni che si provano in occasione di un lutto possono lasciare completamente spiazzati. Esistono poche occasioni, nella vita, in cui si possono provare emozioni altrettanto forti.

Questo è particolarmente vero quando si tratta di emozioni negative.

Si rimane come inchiodati davanti ad un evento che costringe a provare qualcosa di doloroso, da cui si vorrebbe fuggire.

E non è possibile. Esiste un contrasto fra il desiderio di sopportare meno dolore possibile ed il desiderio di mantenere viva l’immagine della persona perduta.

 

Si può essere forti, stabili, ma per un lutto non si è mai pronti davvero.

Il lutto ha tutte le caratteristiche  di un evento sconvolgente (traumatico), e necessita di risorse mentali particolari per essere risolto.

Si tratta di un evento che costringe a rendersi conto di una realtà drammatica: per quanto fortemente lo si desideri, non è possibile fare nulla per impedire che la morte accada, né per tornare indietro.

Gli esseri umani tentano di sfuggire a queste situazioni per tutta la vita; sono una fonte di ansia molto importante.

Alcune caratteristiche dell’evento lutto accentuano la sua ingestibilità. Quando la morte è:

  • improvvisa
  • accidentale
  • violenta

diventa ancora più difficile da gestire.

Queste sono caratteristiche che rendono una morte un evento ancora più “fuori controllo”, indipendente dalla propria volontà.

Basti pensare che ogni relazione con una persona importante si basa su un equilibrio fra cose che si comprendono dell’altro e cose che non si conoscono e non si comprendono. Le prime sono molto più facili da gestire delle seconde, e sono le seconde ad essere spesso fonte di litigio e incomprensione.

Una perdita, soprattutto non prevista, viene vissuta come un’ingiustizia, un dispetto del destino.

Non ci possiamo fare nulla.

Ad esempio:

 

Una donna aspetta che il marito torni a casa. È abituata ad arrivare a casa dal lavoro prima di lui. Lui ha orari variabili, per cui un ritardo non la fa preoccupare più di tanto. Una certa sera il ritardo è più significativo. Ad un certo punto la polizia chiama, e dà la notizia di un incidente: “Ci dispiace, suo marito è morto.”

La donna mette giù il telefono, rimane immobile in piedi, passa la spugna attorno al fornello, come stava facendo prima della telefonata. Poi, lascia il lavoro a metà.

Si sforza di non pensare, mentre prende il cappotto ed esce.

Mentre è in auto la mente vaga, sale l’ansia, fa fatica a rimanere concentrata sulla guida.

Azioni che rappresentano un tentativo di escludere che quanto si è sentito sia vero.

D’altra parte, sarebbe troppo brutto se lo fosse. È necessario che questa donna si protegga, inconsapevolmente, in questo modo.

L’evento non è né comprensibile né accettabile, al momento.

Solo il primo contatto con la realtà dell’accaduto (vedere il corpo, sentire altre persone che ne parlano) costringerà ad iniziare il lavoro di presa di coscienza, l’elaborazione.

A questo punto, può iniziare una fase di shock:

  • episodi di pianto improvviso
  • difficoltà a dormire
  • difficoltà a concentrarsi e a svolgere le proprie attività
  • difficoltà ad accettare che la perdita è avvenuta

 

Terminato lo schock, è frequente che siano i sentimenti di rabbia ad impadronirsi della scena.

 

“La gente non sa guidare!”

“Bisognava chiamare le infermiere almeno tre volte perché venissero!”

Mio  fratello se n’è sempre fregato!”

Vengono individuati dei colpevoli su cui la rabbia viene riversata.

Esperienza ancora più drammatica, frequentemente la rabbia viene indirizzata verso di sé.

Avrei potuto…”

Non gli sono stato abbastanza vicino.”

Vorrei aver…”

La persona mancata è vittima della propria manchevolezza e cattiveria; un sentimento che raddoppia il dolore.

 

Come affrontare un lutto: sopravvivere alle emozioni

Il lutto è un processo in cui una persona cerca un modo di affrontare una perdita e i sentimenti che nascono da questa perdita.

Si tratta di un processo faticoso, che mette a dura prova il fisico e la mente.

Il compito ha due facce: non solo tollerare l’esperienza di perdita, ma fare i conti con la propria capacità di affrontare tutte le esperienze di perdita che caratterizzano la vita.

Non solo si saluta qualcuno che se ne va per sempre, ma ci si domanda, in modo implicito e prevalentemente inconsapevole, quanto si è in grado di sopportare degli urti così grossi.

 

Quanto sono in grado di superare una separazione?

Quanto sono in grado di superare una perdita?

 

Questa fase dolorosa che riguarda la perdita dell’altro e l’autovalutazione delle proprie capacità di tollerare la perdita finisce quando ci si accorge che la perdita è accettata in modo realistico.

Le emozioni diventano meno dirompenti. La tristezza permane, in certi momenti in modo molto forte, anche con episodi di pianto, ma non in un modo così dirompente da essere un ostacolo alle attività quotidiane. La rabbia tende a spegnersi.

Anche il bisogno di schermarsi dalle emozioni, di non sentirle, tende a ridursi: la loro forza, ridimensionata, ora permette di affrontarle.

 

In questa fase, anche la valutazione del rapporto con la persona scomparsa inizia ad essere più realistico. Si può ricordarne anche qualche difetto, senza sentirsi troppo in colpa.

Dal punto di vista delle proprie capacità di sopportazione, questa è una fase importante: quanto si è in grado di cavarsela da soli? Ci si accorge che quei nostri bisogni soddisfatti dalla persona che ora non c’è più possono forse essere soddisfatti anche in altri modi.

La disperazione iniziale lascia il passo alla possibilità di intravedere nuove strade possibili.

 

Come superare un lutto: consapevolezza

Il primo aspetto fondamentale, abbiamo visto, è l’assunzione di consapevolezza.

Se pensiamo alle persone vicino a noi, avremo sicuramente la testimonianza di qualcuno che, dopo la perdita di una persona cara, è “cambiato”. Magari l’abbiamo visto stare male, ritirarsi dal mondo, diventare taciturno; sembrava sempre distante.

Poi, dopo un periodo di tempo anche relativamente lungo (es: un anno) la situazione è rientrata, quasi improvvisamente. Questa persona è tornata un po’ come prima, e veniva da pensare “per fortuna sta meglio!”. Non tutto è come prima, però: la persona scomparsa è entrata nei discorsi o nei modi di fare del “sopravvissuto”.

 

Ti ricordi quando…”

Lui faceva sempre così!”

Sto provando a fare la pasta al forno come la faceva la mamma.”

 

è diventata parte di lei. Si tratta di un passaggio fondamentale, che non può essere forzato.

È la testimonianza che è stato possibile prendere le giuste misure dall’evento e che, se la morte della persona vicina è stata valutata realisticamente come un evento ineluttabile, non è necessario rinunciare del tutto alla presenza di chi ci ha lasciati. L’altro potrà sopravvivere, in parte nei ricordi e in quelle sue qualità che sono entrate spontaneamente a far parte della vita di chi ne ha dovuto subire la perdita.

Si tratta di un percorso inconsapevole, naturale, che richiede tempo e di cui ci si può rendere conto solo a posteriori.

 

Aiutare qualcuno a superare un lutto, significa anche attendere che si presenti questa fase di riorganizzazione del ricordo della persona perduta. Si può favorire, questa condizione, sostenendo chi soffre occupandosi di lui da un punto di vista anche concreto, aiutandolo a svolgere i compiti quotidiani che la situazione di ripiegamento su se stesso non gli consente di completare.

Chi è in lutto è così assorbito dal pensiero di chi è morto che si trascura.

Se si è in una condizione di sofferenza per un lutto, non è facile trovare in sé lo spazio per permettere ad altri di accedere al proprio dolore, nemmeno per farsi aiutare.

 

Come elaborare un lutto, se è un’esperienza così sconvolgente?

All’inizio di questo articolo abbiamo visto come le caratteristiche di un lutto siano importanti per capire quanto sarà facile elaborare l’esperienza.

Anche le caratteristiche personali sono importanti per capire cosa avverrà.

Dopo i primi momenti, le strade che le persone in lutto prendono sono diverse. Ciascuno è più bravo ad affrontare alcuni aspetti del lutto e si trova meno a proprio agio con alcuni degli altri.

 

Elena è sempre stata una persona solare, con una buona dimestichezza con il proprio mondo emotivo, espansiva, vivace. La lunga malattia del padre l’ha fatta crollare. Sapeva che il momento sarebbe arrivato ma, quando è successo, ha avuto la sensazione che non ce l’avrebbe fatta. Passava le giornate a piangere, si sentiva debole, faceva fatica ad occuparsi degli aspetti pratici di cui ha dovuto prendersi carico (conto in banca, eredità, una piccola assicurazione). Dopo un periodo difficile, è piano piano tornata ad una vita normale; ora, quando pensa al papà capita che le venga ancora da piangere, ma per fortuna la cosa non è più ingestibile come le sembrava nei primi mesi. A posteriori, le viene da pensare, ha anche avuto l’occasione per riavvicinarsi alla mamma, con cui i rapporti erano tesi. Litigano, come sempre, ma la morte del papà è stata difficile per entrambe: almeno su questo si capiscono.

 

Claudio perde la moglie e, apparentemente, non batte ciglio. Chi lo conosce sospetta il tormento che sta sopportando in questo periodo ma, come al solito, all’esterno non ve n’è traccia. Si prende cura delle incombenze burocratiche con efficienza, organizza con una certa cura il funerale. Non sono molte le persone che possono dire di aver ricevuto una sua qualche confidenza. Dopo due anni non sembra proprio triste, ma ha perso lo smalto. Sembra aver perso l’interesse per quello che lo circonda, e la motivazione a cercare attività e persone nuove. Anche i figli sono un po’ preoccupati per lui, lo spronano un po’, anche se non sanno bene come parlargli.

 

Per alcune persone, un lutto può essere un’esperienza così forte da non poter essere superata, senza un aiuto esterno.

La loro capacità di gestione delle emozioni sommata alle caratteristiche del lutto che si trovano ad affrontare rischiano di trasformare il problema: da un lutto ad una depressione.

Per queste persone, tollerare la perdita dell’altro ed abituarsi alla vita senza di lui è impossibile.

Il sentimento di perdita diventa così forte da diventare la caratteristica dominante della vita di quella persona:

  • tristezza
  • senso di vuoto
  • impressione che gli altri siano distanti ed emotivamente irraggiungibili
  • sentimenti di disperazione
  • sentimenti di inutilità
  • sentimenti di indegnità e vergogna
  • senso di colpa
  • preoccupazione costante rispetto a come si è e come si sta
  • chiusura verso gli altri e i rapporti sociali
  • pensieri di suicidio (anche per ricongiungersi con la persona morta)

 

Le emozioni relative al lutto rimangono inespresse, si trasformano in una specie di tarlo che scava da dentro.

Se la sofferenza riesce a manifestarsi, ha un aspetto ripetitivo: a questo punto, quando è depressione, non è più un passaggio necessario dell’elaborazione, ma un ostacolo ad una vita serena.

 

Affrontare un lutto che è diventato depressione

Si sospetta che un processo di elaborazione del lutto si è incagliato e si è trasformato in altro solitamente quando si arriva ad un punto di rottura e non ce la si fa più.

È come se ci si dicesse: “basta”.

Basta soffrire inutilmente.

Quando incontriamo nel nostro studio qualcuno che soffre di un lutto che non riesce a trovare una fine, sappiamo che si tratta di un momento delicato ed importante.

La quantità di dolore e la stanchezza che stato necessario sopportare fino alla decisione di chiedere aiuto ad uno psicologo sono cose che richiedono la massima cura e attenzione.

Ripercorrere il momento della perdita, raccontando la propria storia, è doloroso: si accompagna a delle emozioni molto forti di cui, in parte si è anche stufi. Non sono una fonte di evoluzione personale, ma un ostacolo che impedisce di andare avanti con la propria vita.

Dirsi “basta” è il primo passo perché questo cammino vitale possa riprendere. È un’occasione di crescita importante.

A partire dall’esperienza del lutto impossibile, è possibile scoprire quali sono gli elementi che l’hanno reso un’esperienza così distruttiva nella propria vita.

Cos’è successo e perché ha avuto questo effetto su di sé.

 

Ilaria ha perso un figlio.  Lei e il suo psicologo sanno che questa esperienza è enormemente difficile da superare. Ilaria però non si capacita di averlo sempre in mente, di non essere riuscita a liberarsi del pensiero. La cosa odiosa è che il dolore è così grande che sente di non riuscire a conservare un vero buon ricordo del figlio perduto.

Col tempo, è possibile capire quali sono le esperienze di vita che sembrano averla resa così fragile davanti a questo evento. Nella sua famiglia di origine non c’era molto spazio per l’espressione delle emozioni, non ha mai pensato di poter essere veramente ascoltata da qualcuno. È come se sentisse, dice, di non aver mai avuto occasione di esprimere quanto sia stata male.

Sappiamo che il suo lutto sarà particolarmente difficile da affrontare, ma forse non è impossibile: se Ilaria si sente in grado di essere ascoltata, lei stessa può trovare uno spazio dentro di sé per il proprio dolore, senza che questo dilaghi invadendo tutta la sua vita.

 

Se ne esce, come è sempre fondamentale accada in questo tipo di lavoro, con delle nuove conoscenze di sé che permettono di affrontare l’esperienza e forniscono un’occasione, per vivere più a pieno. Proprio quando si pensava la vita sarebbe potuta andare solo peggio.
 

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