Crisi di pianto: depressione?

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Crisi di pianto: depressione? Quando iniziare a pensarlo.

A cosa servono, innanzitutto, le lacrime?

Ci sono diverse ipotesi sul tema: potrebbero servire a liberarsi degli ormoni legati allo stress o a promuovere la produzione di ormoni legati al piacere.

Possiamo considerarle nelle loro funzioni sociali: come reagiscono gli altri davanti a una persona che piange? Sentendosi spinti all’accudirla, come avviene con i bambini?

Non esiste una risposta chiara e univoca, però possiamo dire che le lacrime servono a gestire le emozioni.

Nella depressione c’è una difficoltà radicale a gestire le emozioni; il pianto può essere frequente, nella depressione, proprio in quanto rappresenta un segnale di questa difficoltà e, al tempo stesso, un tentativo di risolverla.

Crisi di pianto: depressione? Mi viene da piangere senza motivo.

Luisa, negli ultimi mesi, ha spesso voglia di piangere. Spesso quando è sola, si lascia andare a delle crisi di pianto che durano anche un’ora. Sente che facendo così si sfoga, e sta meglio. 

La situazione, però non cambia. Queste crisi continuano e sono diventate quasi un automatismo: quando è sola si sente invasa dalla tristezza.

Mi viene da piangere senza motivo“, pensa, e la cosa la preoccupa.

Perché le succede tutto questo?

Ciascuno ha un rapporto personale con il pianto.

Nella famiglia di origine si poteva piangere liberamente? Che sia in modo esplicito o indiretto, si riceve un’educazione anche sul pianto e la gestione della tristezza.

Si è sempre stati abituati a pensare che fosse una cosa bella, uno sfogo?  O che fosse una cosa da “deboli”? Creava imbarazzo, in famiglia, e veniva relegato a situazione di esplosione emotiva di cui poi nessuno parlava?

Quali occasioni importanti della storia personale sono legate al pianto e alla gestione delle emozioni forti?

Poi ci sono i dettagli: quand’è che il pianto è troppo? Come ci si sente durante una crisi di pianto? Cosa significa vivere un pianto incontrollato?

Tutti questi elementi ci possono spiegare da cosa dipende il nostro personale modo di piangere.

Questo è importante soprattutto in caso di eventi particolari.

Situazioni come lutti, fallimenti lavorativi o la fine di una relazione sentimentale sono situazioni emotivamente molto intense e il modo in cui vengono affrontate dipende da un complesso intreccio di fattori soggettivi (storia personale, predisposizioni) e oggettivi (contesto culturale, possibilità di trovare conforto negli altri).

È questo il contesto in cui ha senso pensare alla depressione come qualcosa che rimescola le carte.

Crisi di pianto: depressione? Quando la depressione è il vero motivo.

La depressione altera i rapporti con le emozioni, il modo in cui le mostriamo agli altri e quindi, chiaramente, anche con il pianto.

Ci sono dei segnali che devono far pensare alla depressione:

La depressione assume aspetti diversi, e quindi alcune di queste caratteristiche possono risaltare sulle altre ed essere percepite come più dolorose.

L’aspetto fondamentale, però, è che c’è come uno scarto fra il passato, quando esperienze anche intense venivano gestite e percepite poi come “superate” e un certo momento a partire dal quale la vita è cambiata. Da lì, è come se il modo di affrontare la propria vita fosse stato velato dall’esperienza depressiva.

Diego arriva dallo psicologo: “Mi viene da piangere e non so perché. mi viene sempre da piangere. Sempre! Non ho mai pianto in vita mia e adesso, dopo una giornata di lavoro in cui vado avanti col pilota automatico – perché le cose vanno fatte, e di certo non si fanno da sole – arrivo a casa la sera e mi viene da piangere”

Di recente, è successa una cosa in apparenza banale: ha perso al secondo turno di un torneo di scacchi, sua vecchia passione.

Gli sembra una cosa assolutamente ridicola, ma si rende conto che da quel momento è come se fosse cambiato.

Anzi, è sicuro di essere cambiato, ma non sa perché.

Non tutti riescono a rintracciare l’origine dell’inizio dell’esperienza depressiva. Ad alcune persone tutto sembra iniziare improvvisamente, senza che la cosa abbia senso.

Qualcosa è successo però (talvolta un episodio drammatico, talvolta a prima vista banale) e quel qualcosa ha fatto crollare quella che evidentemente era l’ultima protezione a propria disposizione.

Da quel momento, la vita inizia a sembrare costellata prevalentemente, se non esclusivamente, di esperienze di fallimento, frustrazione e umiliazione. Si inizia a sentire di non farcela a lottare, di essere esausti.

Per chi vive una situazione del genere, le crisi di pianto diventano un elemento importante: spesso hanno la funzione di riaprire il dialogo con se stessi.

“Perché mi sento così?”

“Perché sto così male?”

“Cosa mi succede?”

“È depressione?”

Crisi di pianto: depressione? Depressione, stress, ansia.

Il pianto porta sempre con sé un elemento di sfogo: fa sentire meglio.

Per alcune persone però, quelle che vivono una situazione di particolare sofferenza prevale la sensazione di essere invase e prese d’assalto dal pianto: gli episodi sono troppo frequenti, si fatica a fermarsi e per quanto facciano stare meglio non eliminano sul serio la tristezza sottostante.

Nella depressione come l’abbiamo descritta qui sopra, la sensazione prevalente è quella dell’esaurimento: “Non ce la faccio più“. Spesso questa condizione si mostra sotto forma di una ipersensibilità: “Piango per un nonnulla“.

L’aspetto di sfogo, invece, è particolarmente presente in chi soffre di ansia patologica o di forme di depressione in cui sono presenti significativi episodi ansiosi. In questi casi i sentimenti prevalenti sono di natura angosciosa, il pensiero può essere accelerato, il sonno disturbato da un’attivazione fisiologica alterata (ad esempio).

In persone che provano altri tipi di sofferenza, (ad esempio, in chi ha un disturbo di personalità le esperienze depressive possono essere molto forti) il pianto può assumere altre caratteristiche ancora: può essere vissuto come perdita di controllo, può essere vissuto come qualcosa verso cui si prova una grande vergogna, che si desidera evitare.

Le possibili declinazioni sono molte; in ogni caso, rimane un segnale a cui fare molta attenzione.

Ci dice che si sente che in ballo ci sono delle forti emozioni che in questo momento si fatica a gestire.

Crisi di pianto: depressione? Cosa si può fare?

Chi soffre per una situazione del genere vuole che passi, vuole smettere di piangere in modo così doloroso.

Quando capita però, ad esempio quando una persona ha una crisi di pianto durante una seduta, è chiaro che nell’episodio sono coinvolti degli aspetti di sé molto intimi.

Li ho già citati: la vita sentimentale, la stima di sé, i propri obiettivi, i desideri.

Si sente che qualcosa di grosso, di vitale, è stato minacciato, e si sente di non riuscire ad affrontare la situazione.

È importante iniziare proprio da qui, certo: acquisire la sensazione di essere in grado di maneggiare questo materiale incandescente.

Bisogna ricostruire una base solida, per riprendersi quella parte di vita che sembra essere andata fuori controllo.

In realtà, è proprio questo l’aspetto fondamentale: riprendersi e riuscire così ad usare per sé tutte quelle energie che quando si sta male finiscono impegnate in una lotta contro i sintomi.

Si tratta su cui trovo importante insistere, soprattutto perché le persone che cercano una cura per la depressione sostanzialmente non si aspettano nulla del genere.

Quando qualcuno inizia a cercare una cura per la depressione, pensa soprattutto a smettere di stare male.

È sensato, legittimo e anche qualcosa da incoraggiare. (Voler stare meglio è il vero primo passo verso il cambiamento).

Stare meglio -ed è questa la cosa inattesa- non è come spostare un interruttore da off a on. I dolorosi sintomi della depressione si alimentano delle energie della persona.

La psicoterapia aiuta le persone a sottrarre sempre più energie ai sintomi e a reimpadronirsene.

Stare meglio, si scopre con piacere, non significa solo non soffrire, ma avere di nuovo le risorse per fare quello che più si desidera.

Trovare l’equilibrio che renda possibile questo successo mi sembra estremamente importante: come psicologo, penso che le persone vadano messe nella condizione di affrontare delle prove che per loro sono affrontabili. Solo così le difficoltà possono diventare stimolanti, non più fonte di disperazione.

Stare meglio significa tornare a fare quello a cui si tiene di più ma partendo, questa volta, meglio equipaggiati.