Mio figlio non vuole andare alla Scuola Media

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Mio figlio non vuole andare alla Scuola Media. Prima di tutto

Cosa accade ai tempi della scuola media?

Dopo l’addio all’ambiente solitamente rassicurante delle scuole elementari, la scuola media presenta un cambio di ambiente non banale.

Cambiano spesso la sede, i compagni, il tipo di studio, gli insegnanti, le richieste….

Cambia anche il… bambino? ragazzino? ragazzo? Di solito non si hanno le idee chiare su come chiamare chi sta attraversando il periodo delle medie.

Qui scelgo di chiamarlo “ragazzo”: loro guardano avanti, e la strada che dovranno affrontare è quella della crescita.

La crescita porta in avanti, ma il gioco infantile è stato appena abbandonato (e, solitamente, ripudiato con una certa forza, il che tradisce al tempo stesso una immediata nostalgia).

Se il ragazzo cambia, e arrivano anche da dentro di lui dei potenti stimoli, in modo improvviso e disordinato.

Mio figlio non vuole andare alla Scuola Media. Mio figlio inizia a cambiare.

Lasciamo da parte i cambiamenti più noti: nuovi e personali interessi, il corpo che cambia, etc. e guardiamo ad un aspetto particolare: alcuni amici delle elementari scompaiono dal giro delle frequentazioni.

Non si va più d’accordo.

Nuovi amici si avvicendano con turbinosa rapidità: questi ragazzi sono pieni di entusiasmo quando stringono un rapporto nuovo, ma questi rapporti sono spesso assai fragili.

Ci sono delle prove, in corso: dopo aver passato l’infanzia a pensare soprattutto a sé e ai genitori, per il preadolescente i coetanei sono una scoperta.

Deve capire cosa gli piace in loro, cosa vede in loro e, soprattutto, cosa loro vedono in lui.

La scuola è un concentrato di situazioni di confronto con i coetanei.

Stare con gli amici vuol dire aiutarsi a vicenda a riorganizzare il modo in cui ci si sente: copiando, imitando, imparando da quello che fanno gli altri.

È una fase di grande vulnerabilità, che richiede sostegno.

Chi sono?” Difficile a dirsi: la personalità è in trasformazione, e la domanda dovrebbe essere “chi sto diventando?“.

Il preadolescente cerca sicurezza, mentre l’idea di essere in una fase di trasformazione è inquietante.

Pensare agli esiti di questa trasformazione può essere molto doloroso, per un ragazzo che attraversa questa stagione della vita.

Le differenze fra sé e i coetanei (cose molto tangibili, in superficie: voce, seno, altezza, peluria, menarca, etc) possono produrre un effetto traumatico.

Mio figlio non vuole andare alla Scuola Media. Cosa c’entra la scuola?

Tutti questi cambiamenti avvengono in un periodo in cui si assiste alla nascita di una dimensione veramente intima, personale, lontana dai genitori e nascosta con grande impegno.

Anche questa è una prova importante:

Posso mettere un po’ di spazio fra me e i miei genitori e farcela?

Posso arrangiarmi?

A scuola è lontano da casa, ha un certo spazio di autonomia.

E, come dicevo, ci sono gli altri.

Altri con cui si fa bella e brutta figura, che ti ammirano o ridicolizzano, altri da prendere a modello.

Quando si piace a questi altri, è il paradiso.

Per alcuni ragazzi, queste dinamiche sono esasperate ed esasperanti.

Qualcosa ha fatto sì che la loro insicurezza fosse così profonda da fare della scuola un luogo di umiliazione.

Le prove (compiti, verifiche, interrogazioni) possono rappresentare occasioni in cui il ragazzo sente che sono in ballo cose troppo importanti e non riesce a gestirle. Per lui non viene misurata la preparazione, ma il suo valore come persona.

Allora può capitare che si blocchi, che non studi “perché tanto andrà male comunque” o sia assalito da una forte ansia.

Altri ragazzi vanno bene, sanno studiare e lì non ci sono problemi, però vivono timori simili: non sono i compiti, a minacciare di umiliarli, ma i compagni.

Compagni con cui non esiste necessariamente un cattivo rapporto, con cui non è successo nulla di “grave” (anche se gli episodi di umiliazione, o di vero e proprio bullismo non sono infrequenti, in questi casi)…

Eppure il contatto con loro è intollerabile, una fonte di profonda vergogna.

Sentono:

  • che sono meno bravi.
  • di essere degli incapaci.
  • che loro non diventeranno mai come gli altri.
  • che sono brutti.
  • che non potranno mai avere una relazione sentimentale.
  • che il loro corpo è più brutto, meno sviluppato di quello degli altri.
  • che non ce la fanno.

A scuola, il rapporto con i coetanei finisce per diventare una sfida alla loro capacità di sentire di poter crescere.

Dalla scuola sentono un “no” chiaro e tondo.

Mio figlio non vuole andare alla Scuola Media. Provare a stare meglio?

Quando questa situazione diventa intollerabile, chi la vive a volte prova a trovare una soluzione: il progressivo allontanamento dalla scuola.

I genitori si preoccupano, allora:

Mio figlio 12 anni non vuole studiare!

Cercano soluzioni, vanno più spesso a colloquio con i docenti, fanno fare delle ripetizioni che vengono affrontate con (apparente) svogliatezza, si arrabbiano, tentano di essere comprensivi.

Si riesce magari a salvare l’anno, a tirare su qualche voto.

Più frequentemente, il ragazzo studia sempre meno, trova ogni scusa per fare altro, mente sui voti

Fino a che non manifesta una vera e propria crisi:

Mio figlio di 13 anni non vuole andare a scuola!

E, comprensibilmente, i genitori rimangono di sasso.

Man mano che aumentano le prove, la pressione si fa più grande.

Gli esami finali, il pensiero delle scuole superiori, la rendita.

Ma anche la sensazione che il tempo passi e nulla sia cambiato:

Sono e resterò un fallimento. Non ce la faccio a tollerare che gli altri lo vedano.”

Man mano che il tempo passa, gli altri ragazzi raggiungono dei traguardi che a lui sembrano impossibili (avere la ragazza, la peluria, avere delle amiche,  essere baciate da un ragazzo…).

Allora meglio ritirarsi. In alcuni casi, in senso letterale, cioè abbandonando in modo molto radicale i contatti sociali.

Da questo punto di vista, il passaggio alle scuole superiori diventa critico: è già un po’ di tempo che queste insicurezze stanno crescendo, e l’ulteriore richiesta di “crescere” è ritenuta inaffrontabile. Non è infrequente che proprio qui, proprio quando lo scorrere della vita mettono davanti a questa prova, ci sia un cedimento.

Lasciare la scuola, ritirarsi, sono cose che hanno un significato preciso in queste situazioni:

Non ce la faccio, non chiedetemi nulla.”

Mio figlio non vuole andare alla Scuola Media. Che fare?

Come approcciare una persona così sconsolata, che tende a non comunicare per non esporsi ulteriormente all’umiliazione?

I genitori, con la loro preoccupazione, rappresentano un canale fondamentale.

Sono loro che sostengono la motivazione e l’autostima del figlio, mentre inizia il lavoro psicoterapeutico.

Quando questi ragazzi guardano al mondo dei grandi, sentono che gli viene risposto un “no” deciso. Un rifiuto totale. “Sei inadatto, qui non sei ammesso“.

L’esperienza con lo psicologo e il sostegno della famiglia consistono nel capire come sia andata perduta la fiducia verso se stessi e nel restituirgli la possibilità di riscontrare, in sé e negli altri uno sguardo affettuoso e benevolo.

Vai bene così“.