Difficoltà di concentrazione nell’adolescenza

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Difficoltà di concentrazione nell’adolescenza

Quando un adolescente non riesce a mantenere la concentrazione può trattarsi di un segnale importante.

Cosa accade?

Magari non riesce a studiare o non riesce a mantenere la concentrazione per un’attività per cui la concentrazione è importante, come ad esempio lo studio di uno strumento musicale.

Quella diventa la situazione che permette di cogliere che un cambiamento è avvenuto e che questo cambiamento non lo si riesce a spiegare né a modificare con facilità. Cioè, non è che se il ragazzo si mette a studiare per più ore avvenga un reale cambiamento.

Può esserci une una compensazione, quella sì: se studia di più non inizia a concentrarsi in modo efficace, semplicemente passa più tempo sopra lo stesso materiale di studio ma in modo inefficiente.

Difficoltà di concentrazione: e il resto?

Queste difficoltà di concentrazione in adolescenza sono particolarmente importanti quando si inseriscono in un quadro che comprende altre modifiche, altri cambiamenti

  • difficili da spiegare
  • e soprattutto che fanno pensare che siano motivati da qualcosa che succede dentro al ragazzo più che qualcosa che ha un effetto su di lui da fuori.

Non si riesce, cioè, a giustificare le difficoltà che sta riscontrando con nessuno di quei problemi che tipicamente occupano la testa di un adolescente (per un periodo limitato, solitamente)

  • come un problema con un amico,
  • un problema con la scuola,
  • un problema con un amore…

Anzi qui va fatta una precisazione: se un problema esterno c’è stato, la cosa importante è che l’effetto di questo problema sia stato quello di modificare il funzionamento interno dell’adolescente.

La cosa importante, cioè, è che pensando a quell’adolescente è come se ci si trovasse a pensare ad un prima e un dopo quel determinato evento.

Difficoltà di concentrazione in adolescenza: perché?

Ad ogni modo, chiedersi perché la mente del ragazzo non dovrebbe essere capace di rimanere concentrata è ancora più importante di chiedersi che cosa sia o non sia successo.

(Per andare al cuore della faccenda do una risposta con la consapevolezza di fare una sostanziale generalizzazione. Detto questo, se la faccio è perché penso che si tratti comunque di qualcosa di utile).

Non concentrarsi molto spesso vuol dire concedersi di non pensare a qualcosa di doloroso o problematico.

Questa non è l’unica giustificazione possibile della mancanza di concentrazione, e non è neanche l’unica giustificazione psicologica possibile della mancanza di concentrazione.

Però è sicuramente una delle più importanti.

Problemi e giustificazioni di queste difficoltà di concentrazione

Uno degli effetti collaterali più spiacevole di queste forme di mancanza di concentrazione che dipendono dal bisogno di non pensare a qualcosa di doloroso è il fatto che si appanna tutto o quasi tutto ciò che sta nella mente dell’adolescente.

Non ci si distrae, cioè, solo dalla cosa dolorosa ma anche le cose che non c’entrano nulla e che magari, invece, sono piacevoli.

Ad esempio ci si può trovare davanti ad un adolescente che da un po’ di tempo è rabbioso con i genitori, rabbioso con i coetanei, che tende a starsene in disparte e che ha iniziato a giocare male a calcio mentre prima se la cavava bene.
Si può scoprire ad esempio che da un po’ di tempo è molto preso da dei sentimenti di colpa, perché si sente invidioso di alcuni suoi compagni, di cui peraltro parla sempre malissimo. e conoscendolo meglio si potrebbe scoprire che c’è una qualche caratteristica che lui vorrebbe rubare a questi suoi compagni. La bellezza, o l’intelligenza, la spigliatezza, cose così insomma; insomma qualcosa che sente che a lui manca.

Ecco il pensiero di questa mancanza può essere così debilitante che la mente si attrezza per inibire il pensiero e arrivare a risparmiarsi un dolore attraverso la creazione di una gran confusione.

E qui sorge il problema: assieme all’idea dolorosa di vedersi meno equipaggiato rispetto agli altri coetanei (una problematica del campo dell’autostima), questa confusione finisce per travolgere altri contenuti mentali: il calcio, la concentrazione scolastica, la capacità di esserci per gli amici, a casa posso sembrare spesso distratto e così via.

Una delle questioni più importanti in una situazione del genere è il fatto che la mente di questo ragazzo non è rotta. Sta funzionando in regime di sicurezza. Un po’ come un pc che si avvia in modalità provvisoria.

La sua mente si è data il compito di proteggersi da un dolore che -qui la mente fa una stima-le richiederebbe un bel po’ di energie per essere gestito, e anche un bel po’ di lacrime.

Difficoltà di concentrazione: una strategia di elaborazione delle emozioni

Insomma dico questo per sottolineare il fatto che questo tipo di confusione è già un modo per tentare di risolvere delle difficoltà emotive e per farlo attraverso gli strumenti prevalentemente inconsapevoli.

Per modificare in questo tipo di funzionamento mentale, la mente stessa va mandata in palestra, per così dire, in modo che possa allenarsi a trovare una strada meno dispendiosa per evitare il dolore e che però è una strada anche più difficile da ottenere.

Un esempio è sviluppare la capacità di pensare che è legittimo se si è arrabbiati con gli altri quando si e mortificati dall’idea che gli altri possono avere qualche qualità che a noi sembra irraggiungibile e questo può essere avere una conquista perché alcuni adolescenti possono sentirsi così cattivi da avvertire l’obbligo di proteggere gli altri dalla propria cattiveria.

[Pensieri del genere sono frequenti in situazioni di adolescenti con difficoltà di socializzazione o di adolescenti depressi]

Come dicevo, però, questo non è l’unico tipo di problematica psicologica emotiva che può danneggiare la capacità di concentrarsi. Ci sono delle situazioni, ad esempio, in cui la mente non ha niente in contrario all’idea di concentrarsi ma non ci riesce perché ci sono altri territori della mente stessa che continuano a sottoporre idee, intenzioni, immagini, sensazioni che finiscono per intasarla e quindi finiscono per erodere la sua capacità di concentrazione.

Questa è una cosa che andrebbe raccontata più nel dettaglio però anche se ci si ferma alla superficie ci si può accorgere che la mente di un ragazzo che vive una difficoltà del genere esprime un desiderio di tregua, di trovare un modo più sereno di funzionare, più che un vizio da correggere.

Penso che questo sia uno dei messaggi più importanti, oltre che più efficaci, da tenere presenti quando ci si trova davanti a qualcosa che sembra un difetto, una carenza del funzionamento mentale: l’adolescente cioè va aiutato ad accoglierlo, prima di poter riuscire a liberarsene.