Paura di suicidarmi

Contenuti

Ho paura di suicidarmi

Ho paura di suicidarmi

Ci sono pochi pensieri altrettanto dolorosi.

Si tratta di un’idea che può sorgere in dei momenti di vita difficili, come espressione di una fatica estrema a superare cambiamenti  come la fine di un rapporto sentimentale o la perdita del lavoro.

In alcuni casi, però, diventa un’esperienza centrale. Non passa, cioè, col tempo, o facendo qualcosa di particolare, ma è espressione di una condizione di sofferenza strutturata.

A quella persona non capita di pensare “voglio uccidermi” o “ho paura di suicidarmi” in modo transitorio, ma frequentemente, come se questa paura fosse una parte di lei.

La paura di volersi suicidare non ha un significato univoco, ma si manifesta prevalentemente  in relazione a sentimenti depressivi o ad un disturbo ossessivo compulsivo.

Vediamo cosa permette di differenziare fra i vari tipi di pensiero autolesivo.

Ho paura di suicidarmi. Il caso della Depressione

La paura di uccidersi come espressione della depressione ha una qualità privata. Viene comunicato agli altri con difficoltà; è qualcosa di intimo, privato e un po’ nascosto. Di solito riguardano il proprio valore e il desiderio di vivere. Sono caratteristici di chi sente di non valere niente e vive una situazione di disperazione:

  • Non ce la faccio più
  • Sono solo
  • Sono stato trattato male anche da questa persona importante (non valgo niente)
  • Le cose non possono cambiare, vorrei solo smetterla di soffrire

Questi sentimenti hanno un valore ambivalente: in parte la morte viene pensata come una fonte di sollievo, in parte questa stessa idea spaventa e produce il desiderio opposto, cioè vivere e stare bene.

Questa volontà di vita è la leva del cambiamento.

Anzi, diciamo meglio: il conflitto fra la volontà di vita e il pensiero di farsi del male o uccidersi produce una forte sofferenza. In questo modo, il dolore diventa così insopportabile da dover essere affrontato: è qui che il desiderio di uscirne ha la meglio, e permette di chiedere aiuto. “Ho paura di suicidarmi”, quando la persona è finalmente consapevole di quanto difficile sia la sua situazione e quanto sia faticosa diventa “Voglio vivere”.

Bisogna però fare attenzione: quando vengono trascurati, questi pensieri possono diventare pericolosi.

In una persona che sperimenta la depressione, l’idea di morire è pericolosa proprio perché associata alla speranza di poter ottenere sollievo dalla sofferenza.

Si crea una sorta di cortocircuito che fa sì che l’intera persona si identifichi con la sofferenza e, per eliminarla, rischi di eliminare se stessa.

Nei momenti in cui questa identificazione viene meno, la morte non è più vista come un sollievo e prende il sopravvento la paura di potersi uccidere davvero o di farsi del male.

Come abbiamo visto, questa paura può essere utile ad aiutare la persona a mettersi nelle condizioni di essere aiutata, quindi tutelata.

Quando mi occupo di depressione, la parola d’ordine è “tatto”. La tristezza di una persona depressa può essere così profonda da necessitare di tempo per essere anche solo nominata.

Quando emerge, è necessario trattarla con rispetto, creare le condizioni per farla emergere in sicurezza e “disinnescarla” assieme al paziente.

Se ti interessa conoscere meglio la depressione, potrebbe interessarti partire dai sintomi della depressione con cui inizia a manifestarsi.

Ho paura di suicidarmi. Il caso del Disturbo Ossessivo Compulsivo

Il pensiero di farsi del male come espressione di pensiero ossessivo, o di disturbo ossessivo compulsivo si manifesta in modo diverso.  In questo caso, la paura di perdere il controllo e farsi del male si manifesta con dei pensieri carichi di angoscia:

  • Cosa succede se impazzisco e senza sapere quello che sto facendo mi uccido?
  • E se l’impulso di saltare da una finestra/davanti ad un autobus ha la meglio su di me?
  • E se finissi per mettermi in una situazione rischiosa?
  • Cosa succede se mi distraggo e mi succede qualcosa di brutto?

È frutto dell’ansia, che produce pensieri ricorrenti, involontari, invasivi, ripetitivi percepiti come estranei e assurdi, al contrario di quanto accade nel caso dei pensieri di origine depressiva (che sono, come dicevamo, ambivalenti). La persona che li sperimenta, anzi, può sentirsi moralmente scandalizzata e sorpresa dall’idea di uccidersi.

Si può presentare con compulsioni, azioni che hanno lo scopo di calmare l’ansia, ma spesso sono inefficaci. Anzi, possono essere dannose: vederle fallire peggiora l’ansia.

Proprio per il fatto di essere un pensiero percepito come estraneo, in questo caso “Paura di suicidarmi” significa “Ho paura (molta) di perdere in controllo”.

Possono presentarsi in modo spontaneo o in concomitanza con una qualche attività particolare. Si può, ad esempio, controllare mentalmente quali sia successo nelle stesse situazioni in passato, controllare che a casa non vi sia nulla di pericoloso, evitare persone e situazioni che fanno comparire i pensieri negativi, cercare costanti rassicurazioni da fatti o negli altri, rituali mentali come ruminazioni sul proprio atteggiamento di rifiuto del suicidio o obbligarsi a compiere un’azione fino a che i pensieri non scompaiono.

È frequente la paura che questi pensieri tornino, paura che diventa a sua volta fonte di ansia; sommata questa al fatto che le compulsioni non riescono a far cessare i pensieri autolesivi, il risultato è che la frequenza di questi pensieri tende ad aumentare.

Anche in questo caso, questi pensieri comunicano di un’emotività percepita dal paziente come qualcosa pericoloso ed esplosivo. Perché la situazione migliori, è necessario passare per l’accettazione di questi pensieri così preoccupanti come qualcosa che riguarda la propria vita e che può essere gestito, anche se sembra impossibile.

Cosa esprime questo pensiero?

Non è possibile tagliare la questione con l’accetta. In ciascuno di noi, cioè, è presente una traccia di qualcosa che ricorda il sentimento depressivo e il pensiero ossessivo.

La questione importante è capire come questo pensiero si inserisce nella globalità della persona, e cosa esprime di lei.

Idee e forti sentimenti di questo tipo non vanno trascurati. Non solo perché sono potenzialmente pericolosi per la salute, ma anche perché sono una finestra aperta su qualcosa di intimo e doloroso. Le energie spese nel tentativo di liberarsi di questi pensieri sono energie sottratte alle cose importanti e piacevoli della propria vita.

Chi soffre per la paura di suicidarsi è in una situazione di allarme.

Per me, incontrare una persona che pesa al suicidio significa offrirle:

  • la possibilità di aiutarla ad uscire da questo dolore immenso
  • la possibilità di fare qualcosa di più: non solo di “cavarsela”, ma di stare davvero bene

Le situazioni di grande sofferenza sono anche delle occasioni.

Penso che il mio ruolo di psicologo psicoterapeuta  sia essenzialmente quello di accompagnare una persona fuori dalla sofferenza, per aiutarla a riappropriarsi della propria vita.

Curare la depressione significa tornare a di quelle forze che si pensavano perdute e diventare capaci di usarle per cose che danno gioia.