Adolescenza e rapporto con il proprio corpo: accettazione e piacersi

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Adolescenza e rapporto con il proprio corpo

Perché il rapporto con il proprio corpo è così importante in adolescenza?
È chiaro a tutti che in adolescenza il corpo ha un’importanza piuttosto centrale.
Ovviamente c’entra il fatto che il corpo cambia e cambia per i fatti suoi, cioè è una cosa che sta fuori dal controllo volontario individuale.

Adolescenza e aspetto fisico: accettazione del corpo in adolescenza

Dato che il corpo che cambia è sottoposto al proprio sguardo e allo sguardo dell’altro, è inevitabile che diventi oggetto di un processo di valutazione.
Insomma, si tratta di qualcosa che costringe l’adolescente a portarvi sopra l’attenzione, e così si trova costretto a chiedersi: “Mi piace? È abbastanza? Risulta interessante, piacevole, desiderabile per gli altri?

La valutazione del corpo costringe ad una sorta di bilancio che ne prende in considerazione aspetti positivi e negativi.

Proprio per il fatto che si tratta di qualcosa che è contemporaneamente avvertito come proprio ma anche esterno, è come se costringesse ad affrontare un impatto con la realtà.

Questo è il mio corpo, questo sono io, indipendentemente dai miei desideri.

Il corpo costringe l’adolescente a mettere da parte la fantasia o, meglio, a confrontarla con la realtà.

Quanto spazio di manovra ho?

Quanto posso modificarlo?

Quanto posso far avvicinare il corpo che ho a quello che vorrei?

Quanto di questo corpo ideale è dettato dall’idea che ho di quali siano le caratteristiche che permettono di essere guardati e desiderati dagli altri?

Tutto questo ha ovviamente a che vedere anche con lo sviluppo di un’importante capacità di tolleranza di un’immagine di sé non ideale, l’immagine di sé come portatore di difetti normali che non compromettono la stima che si ha per se stessi e quella che proviene dagli altri.

Adolescenza e rapporto con il proprio corpo: non piacersi in adolescenza

[Nel video: in adolescenza il cambiamento del corpo viene vissuto (anche) come un nemico che va tenuto sotto controllo.]

Lo sviluppo della tolleranza dei propri difetti è un passaggio particolarmente importante in adolescenza.

Ciascun ragazzo si sforza di arrivare ad avere una definizione sufficientemente stabile di sé, al termine dell’adolescenza. Deve capire in cosa riesce bene e in cosa no, cosa gli piace e lo caratterizza, quali sono le persone con cui gli piace stare e le situazioni in cui viene apprezzato.

Si tratta di una delle acquisizioni fondamentali che permettono la costruzione di una solida autostima in adolescenza.

Tutto questo espone l’adolescente ad una certa pressione psicologica.

Molta di quella sbruffonaggine, sicurezza eccessiva, rigidità e supponenza che sono così caratteristiche di questa età possono essere ricondotte proprio al bisogno di trovare un’immagine stabile e sufficientemente positiva di sé.

Questo obiettivo, passa inevitabilmente per una buona dose di sopravvalutazione, più o meno direttamente confessata, delle proprie qualità.
È inevitabile e anche utile:

Se non sono sicuro della bontà di alcune mie caratteristiche, posso aver bisogno di pensare di essere assolutamente senza difetti, prima di accettare di essere autocritico e di vedere quei difetti.”

Insomma, per costruire un’autostima soddisfacente, un adolescente ha spesso bisogno di poter fantasticare di essere eccezionale. Valutazioni più realistiche arriveranno con il tempo.

Capita di vivere la stessa situazione anche da adulti, ma in adolescenza è qualcosa di centrale.

Certo, con il tempo, gli adolescenti imparano a mitigare questa loro rigidità e ad accettare di rinunciare piano piano ad un’immagine ideale di sé.

Tutto questo, ovviamente, vale anche per il corpo e, anzi particolarmente per il corpo, che rende più difficile nascondere a se stessi le cose che non si accettano.

Ad esempio, è frequente che gli adolescenti cerchino di costruire quest’immagine eccezionale di sé passando per la ricerca di un corpo perfetto da scolpire in palestra.

  • Questo significa sia che non tollerano sempre bene la normale imperfezione del loro corpo adolescente,
  • ma anche che in una situazione come la palestra imparano a conoscere i limiti del controllo che è possibile esercitare sui propri difetti, sui propri limiti e caratteristiche.

In quest’ottica frequentare una palestra per allenarsi può diventare sia un atto di conoscenza di sé che un terreno di scontro con se stessi.
L’allenamento del fisico può essere infatti utilizzato, magari in modo frenetico e rigido, per coltivare un’immagine ideale di sé, per cercare il corpo perfetto che se non arriva è causa di infinita frustrazione.

Non sarò mai soddisfatto di ciò che sono perché fondamentalmente il mio obiettivo è irraggiungibile.”

Allenare il corpo, però, può essere anche un’occasione per acquisire un’immagine ricca e realistica di sé, per conoscere come si è fatti, i propri punti di forza e le debolezze. Migliorare il proprio fisico diventa un’occasione per apprendere la disciplina e imparare a riconoscere le proprie caratteristiche e le condizioni che le influenzano.

Desiderare un corpo allenato, ma anche aspirare ad un corpo perfetto, in quest’ottica diventa un’esperienza arricchente e non mortificante nel momento in cui si diventa almeno parzialmente consapevoli che si tratta di un obiettivo ideale.

Se un adolescente riesce ad utilizzare l’allenamento del proprio fisico per conoscere la realtà, può diventare capace di sfruttare quell’esperienza per imparare e a tollerare i propri limiti e ad amministrare le proprie risorse allo scopo di poterli testare senza illudersi che questi limiti non esistano. Insomma, può diventare una buona ricetta per l’autostima.

Come accettare il proprio corpo in adolescenza?

Questa esperienza, inoltre, non è diversa da quella che può sperimentare un adulto in quei momenti della propria vita in cui vuole dedicare del tempo a leggere testi un po’ impegnativi ma, ad esempio, un periodo di stanchezza glielo impedisce. Si può essere costretti a scorrere quei testi più che a leggerli, ma poco male: meglio fare così che non riuscire a leggere per nulla. Insomma, sono cose che sono possibili se si è diventati capaci di essere un po’ tolleranti verso se stessi.

Queste due dimensioni, inevitabilmente, si mescolano: a volte si è più capaci di tollerare, di portare la propria attenzione alle parti di sé che si considerano carenti, altre volte ci si incastra a finire per accettare da sé solo l’eccellenza e si rifiuta di ammettere ogni difetto.

Come dicevamo, però, da un adolescente è normale attendersi fasi di particolare rigidità: sentirsi un comune mortale fatto di pregi e difetti è un’acquisizione fondamentale per riuscire a non farsi fermare dalle inevitabili difficoltà della vita.

Bisogna però ricordarsi che per accettare di essere un comune mortale, per quanto di discreta qualità, l’adolescente deve rinunciare alla tentazione di pensare di poter essere in tutto e per tutto straordinario. E questa è una cosa difficile, che può richiedere anche di “spaccarsi di palestra” fino a che non ci si arriva.

Quindi, la cosa più importante è vigilare che l’adolescente diventi via via più disinvolto in questa sua oscillazione e che non si incagli nella ricerca di un’immagine di sé irraggiungibile e, quindi, penosamente insoddisfacente.