Ossessione per la palestra e dipendenza da esercizio fisico

Contenuti

Sarebbe assurdo pensare che non ci sia molto di buono nell’aumento dell’attenzione all’esercizio fisico che c’è stata negli ultimi anni.

Anzi, come minimo è un bel segnale d’allarme sui rischi delle vite sedentarie che molti di noi fanno (io per primo).

Ossessione o dipendenza da palestra?

Una questione importante però è che, come avviene sostanzialmente sempre in psicologia, dei buoni contenuti e funzionamenti mentali hanno una loro controparte negativa.

Un conto, cioè, è allenarsi per stare meglio, per darsi la possibilità di sentirsi più belli e anche per mettersi alla prova. Se quell’allenamento diventa un obbligo che se non viene rispettato fa sentire deboli, si trasforma in qualcos’altro. Diventa l’unica strada per poter essere guardati con ammirazione e amore da un’altra persona.

Se l’allenamento in palestra diventa l’unica misura del proprio valore personale allora quel modo di gestire l’esercizio fisico nella propria mente è più simile ad una schiavitù.

Sembra una sorta di dipendenza da esercizio fisico, più che un arricchimento attraverso l’esercizio fisico.

La palestra diventa un’ossessione perché la si sovraccarica di significato.
Solo andando in palestra, solo attraverso l’esercizio posso avere valore. Solo se raggiungo una determinata forma fisica qualcuno si potrà accorgere di me.”

Ossessione da palestra: psicologia

[Nel video si parla dell’idea: “Se in palestra ottengo il controllo, potrò ottenere il controllo anche sul resto della mia vita“.]

Questo aspetto del “sovraccarico di significato” non è qualcosa di specifico della palestra in sé.

Il meccanismo è quello di attribuire ad un’attività e ai suoi correlati un valore miracoloso.

  • Esercizio fisico,
  • studiare
  • o dedicarsi ad interessi intellettuali,

insomma molte delle attività che richiedono fatica e sacrificio possono essere utilizzate per scopi che vanno al di là di loro benefici specifici come essere più in salute o diventare più competenti in uno specifico campo.

L’attività assume un valore prevalentemente emotivo:

Se faccio bene questa cosa, allora mi assicuro di fare mio qualcosa che faccio fatica ad avere, come il rispetto degli altri o il rispetto per me stesso“.
Sono disposto anche a pagare un prezzo alto, di fatica e sacrificio, quindi dovrà funzionare“.

Chiaramente questo si fa quando si sente che l’obiettivo psicologico che si vuole raggiungere, ad esempio il rispetto degli altri e per se stessi, è qualcosa di difficile da ottenere. Anzi, si tratta di qualcosa che di solito genera una certa paura.

Con un po’ di semplificazione, possiamo dire che il lavoro che si svolge sul piano psicologico diventa qualcosa come:

Ho paura di non meritarmi il rispetto degli altri. Se divento grosso abbastanza gli altri mi rispetteranno.”

Quando il fitness diventa un’ossessione

La trappola si crea oltre ad un certo livello di rigidità di questo pensiero: se è vero chi si allena con profitto viene guardato con ammirazione e spesso con una soddisfacente invidia da parte degli altri, chi fa della ricerca del corpo allenato una sorta di ricerca del Sacro Graal che, una volta ottenuto, darà poteri straordinari come una vita finalmente pienamente soddisfacente rischia di non essere mai soddisfatto.

In chi non riesce ad usare la palestra ma si ammala di palestra, in chi diventa dipendente dalla palestra, c’è un’insoddisfazione incolmabile di fondo. Il proprio corpo non è mai come lo si desidera. L’obiettivo finale, la soddisfazione emotiva che si collega al raggiungimento dell’immagine ideale di sé continua a sfuggire.

Di nuovo, la colpa non è della palestra. Ciascuno sceglie, o meglio, si orienta verso le attività che gli consentono di conoscersi, esprimersi e crescere psicologicamente in modo più adatto alle proprie caratteristiche.

La colpa è dell’insoddisfazione che si tenta di combattere inseguendo un’immagine ideale di sé senza rendersi conto del fatto che è irraggiungibile.

[Una questione di insoddisfazione per l’immagine che si ha di sé e che si prova a compensare con una migliore]

Tutti prima o poi sfioriamo qualcosa del genere nella vita.
In adolescenza, ad esempio, è normale entusiasmarsi per qualche attività simile e inseguire un’immagine ideale di sé. Per forza che si fa così, si tratta proprio dell’età in cui è necessario farsi un’idea di quali sono i propri punti di forza e, tasto più dolente, dei propri limiti.

[Sulla percezione del corpo e l’uso della palestra in adolescenza ho scritto uno specifico articolo.]

Ecco, l’ossessione per la palestra diventa un modello di vita che promette:

Se il mio fisico sarà sufficientemente curato, allora potrò credere che quell’immagine ideale di me sarà stata finalmente raggiunta“.

Se sviluppo una dipendenza dal fitness, è perché la traccia di ogni difetto, imperfezione, sbavatura mi è insopportabile. “Se devo essere perfetto non sono ammessi errori!”

Il corpo perfetto o, meglio, il corpo proprio come lo vorrei avere, diventa uno strumento per dare sostegno a un’autostima carente.

Insomma, si è ossessionati da qualcosa a cui ci si aggrappa per sentirsi bene con se stessi, spesso con il rischio di perdere di vista il problema: “come mai mi sento così carente da dover inseguire la perfezione?”