Mio figlio fuma erba. Cosa fare?

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Per capire come comportarsi con un figlio che fuma erba bisogna prima avere le idee chiare su quale sia il problema.

Prima di tutto bisogna fare mente locale sull’urgenza e da due punti di vista.

Fumare cannabis fa male? Che uso ne fa tuo figlio.

Andiamo con ordine.

Fumare erba fa male?

Sì, fa male.

Una serie di fattori complessi, fra cui l’alta diffusione e gli effetti negativi non immediatamente riscontrabili, possono creare una certa confusione su questo punto.

Anche se spesso la questione della dannosità non è la prima cosa a cui pensa un genitore che scopre che il figlio fuma erba, mi sembra importante dare alcuni chiarimenti.

Bisogna tenere conto, innanzitutto, del fatto che la cannabis oggi a disposizione sul mercato è caratterizzata da un alta concentrazione di THC (uno dei principi attivi responsabili degli effetti psicoattivi della sostanza). Non si ancora giunti ad un consenso scientifico sugli effetti del prodotto con queste caratteristiche, ma si pensa che gli effetti negativi sull’organismo legati ad un’alta concentrazione di THC siano più gravi rispetto a quelli legati ad una bassa concentrazioen. In poche parole, è ragionevole pensare che oggi sia necessario essere molto prudenti nei confronti della consumazione di cannabis.

Uso come riferimento pochi dati ma chiari, e da una fonte certa.

La sezione  dedicata alla cannabis del sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità distingue due tipi di effetti derivanti dall’uso di cannabis:

Effetti acuti (intensi e a breve termine)

  • Riduzione delle capacità di cognitive: si fa più fatica a registrare le informazioni, ad elaborarle e a richiamarle alla memoria.
  • Compromissione delle prestazioni psicomotorio: diventano più difficili azioni come muoversi in modo coordinato, prestare attenzione a più stimoli nello stesso momento, guidare o utilizzare macchinari.

Effetti cronici (effetti duraturi che possono non sparire o migliorare nel tempo)

  • L’uso prolungato può portare a menomazioni gravi non recuperabili smettendo l’uso di cannabis.
  • Compromissione di alcune funzioni cognitive: diventa più difficile organizzare ed integrare informazioni (es: studiare).
  • Una sindrome di dipendenza è probabile negli utilizzatori cronici (es: si perde il controllo della capacità di smettere o ridurre l’assunzione).
  • Danni al tessuto epiteliale (es: quello dei polmoni) e trachea [Nota mia: che si sommano ai danni da fumo del tabacco mescolato alla cannabis negli spinelli]
  • Danni alle vie respiratorie, infiammazione dei polmoni, riduzione delle difese da infezioni nei polmoni in chi fa un uso persistente di cannabis per periodi estesi di tempo
  • Bronchiti croniche e acute
  • Rischi legati alla gravidanza (compromesso sviluppo del feto).

In questa lista non compaiono alcuni effetti noti che riporto, visto che sono particolarmente importanti dal punto di vista psicologico:

  • insorgenza di sintomi psicopatologici acuti come attacchi di panico e depressione
  • rischio di esperienze psicotiche nelle persone a rischio.

Che uso ne fa?

Messe da parte queste informazioni di base, arriviamo al nocciolo della questione.

Mio figlio fuma erba: cosa fare?

Mi devo preoccupare? Se sì, di cosa?

Per questo tema, vale una riflessione simili ad altre situazioni limite, come quelle dei furti in casa o della violenza verso i genitori: cosa ti spaventa?

La prima cosa è fare mente locale.

  • Ti preoccupa il fatto che fumare le canne sia dannoso per la salute?
  • Hai paura che tuo figlio possa prendere “una brutta strada”?
  • Oppure non sono tanto i rischi per la salute o per il suo futuro a turbarti, ma la sensazione di non riconoscerlo più, che ci sia qualcosa che non torna? Come se fumare fosse un’espressione di un suo disagio.

Questo è l’elemento determinante: c’è spazio per la dimensione emotiva o senti di essere davanti ad un’urgenza?

Intendiamoci: la dimensione emotiva è centrale anche in chi fa un uso continuativo di cannabis, ma non può essere la prima cosa di cui ci si occupa, in quanto salute fisica e futuro sociale possono essere anche pesantemente minacciati dall’uso di sostanze.

Se l’uso che tuo figlio fa della cannabis è tendenzialmente sporadico e se trovi che sia un indizio di disagio fra tanti che tuo figlio sta lanciando a te e al mondo, il discorso cambia completamente. Fortunatamente, l’uso più diffuso è proprio quello sporadico. Sebbene sia un importante segnale di difficoltà, si tratta anche di un possibile punto di ingresso per iniziare a migliorare le cose.

Come comportarsi con un figlio che fuma erba

Cosa è successo finora?

Tuo figlio fuma, te ne sei accorto e ti sei preoccupato, arrabbiato, sentito deluso. Non capisci perché lo faccia o, se immagini perché potrebbe farlo, non lo accetti.

Se quello che è successo è grossomodo questo, c’è un aspetto positivo: tuo figlio è stato (indirettamente) in grado di farti preoccupare per lui.

Hai già iniziato a prenderti carico della situazione.

Ora è il momento di fare ordine fra i tuoi pensieri.

Tuo figlio:

  • Ha bisogno delle canne per stare bene, con regolarità?
  • Oppure le canne per lui svolgono una funzione secondaria, di strumento di evitamento del malessere valido come altri?

L’elemento centrale, davanti a queste due modalità di uso, è il malessere.

L’uso delle canne è un segnale di malessere. E per te è stato un segnale d’allarme.

È importante sottolineare la dimensione del malessere, se ti chiedi che fare davanti ad un figlio che fuma le canne. Il consumo di cannabis oggi più diffuso non è prevalentemente legato allo svago, ma alla riduzione del dolore. Alla cannabis viene affidato il ruolo di antidepressivo e di ansiolitico.

Anche se lo scopo finale è quello di sentirsi bene, la funzione non è ludica: l’erba serve ad evitare il malessere.

(Si tratta, aggiungerei, di uno “star bene” ingannevole: venendo affidato ad un agente esterno, il fumo, è per sua natura transitorio e fondamentalmente insoddisfacente).

Lo fanno tutti

Giusta osservazione.

L’alta diffusione del fumo di cannabis fra i giovani ha un effetto normalizzante: lo fanno tutti, non c’è veramente da preoccuparsi.

(Prendiamoci ancora un momento prima di stabilire se ci sia o meno da preoccuparsi effettivamente, però.)

Certo, è molto diffuso: ma questo non lo rende un fenomeno neutro. Ossia: perché i ragazzi fumano?

Socializzare è una delle attività principali dell’adolescente. Questo è importantissimo: attraverso il confronto con gli altri, ciascun adolescente scopre chi è. Un compito determinante, a questa età.

Le attività condivise con il gruppo dei coetanei sono moltissime: parlare e vedere film per sperimentare idee diverse da quelle della famiglia di origine; le prime sperimentazioni amorose in un contesto protetto (si è fra persone conosciute); rispecchiarsi in persone che stanno affrontando gli stessi problemi.

L’adolescenza ha in sé una certa quota di dolore, fisiologicamente. Nulla di inaffrontabile, certo, ma non si può nemmeno fare come se non esistesse: si soffre di non sentirsi come gli altri, di non avere fiducia in sé (bassa autostima), di sentirsi senza futuro…

Fumare erba assieme è una delle strategie frequentemente condivise in un gruppo di adolescenti per fronteggiare il normale dolore dell’adolescenza.

Il fumo di cannabis fra adolescenti, quindi, è un modo di gestire il malessere che può essere considerato non positivo ma abbastanza normale.

Questo però -ed è questo l’elemento determinante- non risponde alla domanda: TUO figlio come sta?

Tuo figlio come sta?

Tuo figlio quanta sofferenza ha da gestire?

Una quota standard per la sua età, o qualcosa ti fa pensare che ci sia qualcosa in più, qualcosa che davvero non va?

I ragazzi che stanno attraversando delle difficoltà emotive possono sentirsi particolarmente spinti a cercare un metodo per ridurre la sofferenza che percepiscono e quindi a trovare un iniziale sollievo nel fumo.

(Questi ragazzi hanno anche un motivo in più per farti scoprire che fumano, perché sanno che è una cosa che desta preoccupazione. Non sono rare le situazioni in cui un adolescente riesce ad architettare inconsapevoli piani per attirare la curiosità genitoriale proprio su di un nascondiglio segreto, ottenendo l’effetto di dividere con loro il peso che porta, ma senza dover racimolare da qualche parte le forze per parlarne direttamente.)

In un ragazzo così, il fumo può essere uno dei segnali che fanno scattare la molla della preoccupazione:

Mio figlio fuma erba. Forse sta male.”

Si inizia, insomma, a mettere insieme gli indizi.

I segnali di certo non sono solo quelli legati ai comportamenti più preoccupanti già citati (fumo, furti, episodi di aggressività verso i gentori .

I sintomi di una situazione di difficoltà emotive va ricercata in segnali indiretti come le difficoltà scolastiche (che molto di frequente segnalano difficoltà emotive) o in segnali espliciti come sintomi ansiosi, rifiuto degli altri o sintomi depressivi.

Il fumo, in un contesto del genere, può avere il ruolo della goccia che fa traboccare il vaso: un segnale che il genitore avverte come definitivo.

Mi devo preoccupare? Evidentemente sì“.

Mio figlio fuma erba: cosa fare? Come agire

Come abbiamo visto, le emozioni che vengono provate dal genitore di un adolescente scoperto a fumare erba tendono ad essere molto forti e questa può essere una grande risorsa.

Può essere d’aiuto pensare che le sensazioni sgradevoli di delusione, di paura, di rabbia siano lo specchio di sentimenti altrettanto gradevoli che il ragazzo prova nei propri confronti.

Trovandosi a non sapere come gestire sentimenti così spiacevoli, lancia una richiesta di aiuto (indiretta, come avviene di solito in questa età).

Passa a te la patata bollente.

Provare a vedere la situazione in questo modo ha un altro vantaggio: fa percepire che l’adolescente è il primo ad essere preoccupato.

Mostrarsi eccessivamente arrabbiati o in ansia sommerebbe la propria agitazione alla sua, con il risultato di farlo allontanare. In questo momento ha bisogno di sentire che, per quanto tu sia comprensibilmente arrabbiato, può appoggiarsi su di te e fidarsi del fatto che ti occuperai di lui.

(Mi è chiarissimo che tutto questo è difficile e gli inciampi in queste situazioni sono normalissimi.)

Almeno in parte, ogni adolescente si sente ancora piccolo. Desidera l’aiuto dei genitori.

Cogliere il suo disagio è il primo modo di darglielo.

Riuscire a mostrarsi interessati a cosa gli succede è importante, e può aprire la strada per cercare un cambiamento reale.

Paradossalmente, questo può essere molto utile anche nei casi in cui non c’è la che fumi sul serio erba: il fatto che vi siate interessati a lui è la cosa più importante.

Questo è un sostegno che gli va offerto senza aspettarsi di che venga subito preso per buono: può essere necessaria una certa opera di convincimento sul fatto che si è veramente muniti di buone intenzioni.

Non a caso, questa stessa situazione si ripropone anche all’inizio di quei percorsi di psicoterapia in cui un ragazzo si mostra ostile all’idea di incontrare lo psicoterapeuta.

Genitori e psicoterapeuta iniziano a lavoro su come fare a mostrargli che nessuno vuole “correggerlo”, ma che si è preoccupati per lui perché sembra non stare bene.

Solo mostrandosi sufficientemente coraggiosi da affrontare il problema si può dargli il coraggio necessario ad iniziare ad affrontarlo in prima persona.

Trovare il modo di dargli aiuto sarà un sollievo per tutti.