Cattive Compagnie: Psicologia e Attrazione per i Comportamenti Rischiosi in Adolescenza

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Un po’ di tempo fa avevo parlato delle ragioni psicologiche che possono portare un adolescente a scegliere delle amicizie “sbagliate”.

Il succo della questione era che un adolescente (come chiunque, in realtà,) viene certamente influenzato dalle persone che ha intorno ma, contemporaneamente, bisogna chiedersi se nelle cattive compagnie scelte uno specifico adolescente non ritrovi qualcosa di cui ha bisogno. Nello specifico, un adolescente può trovare negli amici problematici una risorsa per la gestione di emozioni di cui altrimenti farebbe fatica ad occuparsi.

Cattive Compagnie: Psicologia delle emozioni

Le emozioni che gli adolescenti cercano di gestire con gli amici hanno spesso a che fare con il bisogno di verificare quanto si è capaci di essere grandi. Per soddisfare questo bisogno, l’adolescente cerca dei gruppi di coetanei in cui potrà sottoporsi a prove e valutazioni della propria forza.

Il fatto di fare le stesse cose che fanno gli altri, soprattutto se richiedono coraggio o uno spirito trasgressivo, è una sorta di verifica per l’adolescente:

Sono abbastanza forte? Sono capace di pensare con la mia testa? Posso fare cose che fanno rimanere ammirati gli altri?  Sono capace di farmi desiderare?“.

Il confronto e l’approvazione del gruppo di coetanei forniscono una rassicurazione riguardo al proprio valore e alla prospettiva di avere un posto nel mondo.

Ad ogni modo, qui voglio entrare più nello specifico di questi meccanismi e delle attività che un adolescente compie quando frequenta queste cattive compagnie.

Nelle “cattive compagnie”, cioè nei gruppi di adolescenti in cui i comportamenti rischiosi o trasgressivi sono centrali, un aspetto caratteristico piuttosto diffuso è il clima emotivo molto intenso.

La vita del gruppo è centrata su compiti emotivamente intensi, come mettersi alla prova e dimostrare coraggio.

Tutti i membri del gruppo sono silenziosamente d’accordo nel creare situazioni di vita in cui testarsi e assicurarsi di superare le sfide con cui ci si misura. Ovviamente non si tratta di test consapevoli, ma di patti inconsapevoli a cui tutti i ragazzi del gruppo si orientano allo scopo di soddisfare obiettivi comuni.

In qualche misura, tutti i gruppi di adolescenti e le amicizie svolgono una funzione simile.

Ad esempio, è percezione comune che la banale, diffusa e normale esperienza condivisa di provare a fumare abbia fra le sue funzioni quella di fare qualcosa di estraneo al mondo dei bambini (“Non sono più un bambino“) e di trasgressivo (“I miei genitori non sarebbero contenti di vedermelo fare ma non possono fare nulla per impedirmelo“).

Chiaramente, le “cattive compagnie” si distinguono per attività significativamente più provocatorie e rischiose, come cattivo comportamento con i pari, atti vandalici, comportamenti rischiosi per la salute e comportamenti violenti.

[Ho scritto uno specifico articolo sui problemi comportamentali in adolescenza]

Cattive compagnie: psicologia dei problemi comportamentali

Perché alcuni gruppi di adolescenti sono così attratti da questo tipo di comportamenti?
I motivi sono vari ma, come dicevo, sul piano psicologico tende ad essere centrale una certa intensità emotiva, quasi in termini di fragilità. Potremmo dire che spesso si rivolgono a questo tipo di condotte quegli adolescenti che sembrano avere un bisogno particolarmente intenso di rassicurazioni in merito al proprio valore.

Fanno cose eclatanti perché necessitano di prove eclatanti e indiscutibili del proprio valore.

Chiaramente non si può generalizzare: i gruppi di adolescenti a cui mi riferisco sono quelli in cui la dimensione del gioco è almeno un po’ presente. Penso a ragazzi, cioè, che hanno almeno una parziale consapevolezza del fatto che queste cose per loro sono importanti ma che sono anche una sorta di rappresentazione teatrale, enfatizzata, della vita vera. Un gioco di simulazione, appunto.

In questi gruppi possono sicuramente verificarsi veri e propri guai (un pugno dato con troppa forza, un furto particolarmente arrischiato), ma si tratta di episodi che sono tipicamente frutto dell’impulsività, dell’incapacità di prevedere gli esisti reali delle azioni e da una deficitario calcolo dei rischi.

Tutto questo è ben diverso dai gruppi di adolescenti in cui prevale, ad esempio, una componente sociale svantaggiata, in cui il bisogno di esigere rispetto ed esercitare potere si fa più concreto.

L’esempio delle risse

Un esempio significativo del tipo di situazioni in cui viene spesso coinvolto il gruppo delle “cattive compagnie” è quello delle risse.
Le risse possono essere dei veri e propri rituali in cui viene rappresentata una lotta fra pari allo scopo di poter emergere come soggetti o gruppi dominanti.

  • Ci si picchia ma senza l’intenzione di fare veri e propri danni fisici (che ovviamente possono capitare, ma solitamente perché qualcuno non ha modulato adeguatamente la propria forza).
  • Si può fare qualcosa per spaventare gli altri, come estrarre un coltello, ma tende ad essere un atto estremo che chiude i giochi.
  • Tipicamente, inoltre, i ragazzi a cui viene attribuito uno status più basso non vengono considerati dei bersagli adeguati. Il senso sta nel fatto che prendersela con ragazzi più deboli non porterebbe nessun motivo di vanto: lo scopo è di mostrarsi forti, non crudeli.

Anche qui, bisogna puntualizzare: a volte queste risse un po’ teatrali includono elementi crudeli, come l’umiliazione del più debole, ma se questi diventano gli aspetti centrali alla vita di un adolescente stiamo parlando di processi psicologici diversi.

(È normale che sia così, nessuno di noi è l’espressione pura di un tipo psicologico preciso: caratteristiche psicologiche simili si accavallano e si mescolano nel nostro carattere e nelle nostre azioni. Quando scegliamo di osservare alcuni aspetti in particolare, isolandoli dal resto, è perché hanno la funzione di aitarci a rappresentare le caratteristiche più importanti di una persona in modo più chiaro e questo ci è utile soprattutto quando vogliamo capirle o in qualche modo intervenire su queste caratteristiche.)

Lo scopo di queste risse, come dicevo, è quello di sentirsi vincenti o perlomeno sufficientemente coraggiosi e capaci. “Se sono capace di lottare, di non tirarmi indietro e anche di darle senza prenderle troppo posso, sostanzialmente, essere soddisfatto di me stesso”.

[La misurazione del proprio valore è un aspetto particolarmente importante della vita degli adolescenti. Ho scritto uno specifico articolo sull’autostima in adolescenza.]

Cattive compagnie: psicologia e rapporti con i genitori


Una cosa interessante è che spesso i genitori finiscono per in qualche modo coinvolti in attività che gli adolescenti vogliono mantenere segrete, come le risse, ad esempio perché il ragazzo torna a casa un po’ troppo pestato per non destare sospetti.

Anche qui le intenzioni dell’adolescente possono essere ricondotte ad una mescolanza di fenomeni: da un lato spesso c’è una componente consolatoria nella preoccupazione dei genitori, ma ci può essere anche il piacere di vederli spaventati davanti alla testimonianza di queste avventure violente. Ci può essere, inoltre, piacere a tenere per sé i dettagli degli eventi e a difendere le cattive compagnie che i genitori vorrebbero veder sparire.

Io sono grande, decido per me e voi non ci potete fare niente“.

Eppure, se il ragazzo non ha tenuto tutto completamente nascosto è perché anche le proteste e la rabbia dei genitori gli servono a rassicurarsi, a procurarsi un’immagine vittoriosa di se stesso.

[Ho scritto articoli specifici sulla gestione dei rapporti con ragazzi che sfidano i genitori o che li deludono.]

Il problema, difatti, è che spesso queste operazioni non riescono ad essere granché efficaci: per alcuni adolescenti l’insicurezza è troppo forte, si spingono troppo in là nel tentativo di rappresentarsi come forti e invincibili, combinano guai troppo grossi e, fondamentalmente, non riescono ad essere soddisfatti di loro stessi. (Sono adolescenti che tentano di superare problemi di autostima).

Questo si può trasformare in un vantaggio: da questa insoddisfazione può nascere la volontà di trovare un modo per costruire modalità più solide di auto-approvazione.