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solitudine autostima 30 Mag 2018

Molte persone di tutto il mondo soffrono di solitudine. Il desiderio di intimità (così definisce la solitudine Frieda From Reichmann) è da lungo tempo riconosciuto come una problema serio.

Oggi è anche particolarmente diffuso.

La capacità umana di tessere relazioni sociali è in crisi, a livello mondiale:

La solitudine è un sentimento che si collega a problematiche come suicidio, alienazione, depressione e altre forme di sofferenza mentale.

Chi è solo spesso pensa di essere diverso dagli altri, e perfino di non poter piacere agli altri. La sensazione di avere delle difficoltà a stabilire un contatto significativo con gli altri spinge a non provarci più, abbattersi e non capire il perché di queste difficoltà.

Comprendere le ragioni che stanno dietro a questi problemi di connessione è importante.

Può essere l’approccio stesso a creare delle difficoltà: la paura di essere rifiutati o altre paure simili possono impedire di mettersi nelle condizioni di disponibilità che fanno sì che un’altra persona senta di poter creare un contatto.

Imbarazzo,  paura che le proprie opinioni risultino sciocche o sgradite, sfiducia nelle proprie capacità di piacere sono aspetti fondamentali i quelle persone che cercano di approcciarsi alle relazioni sociali e intime creando un una sorta di barriera protettiva.

Non lasciando vedere molto di sé, hanno la sensazione di riuscire a nascondere ciò di cui si vergognano e che agli altri potrebbe risultare sgradito… ottenendo così l’effetto che le persone con cui si vorrebbe creare un contatto si ritrovano davanti ad un muro. La comunicazione si interrompe.

Il desiderio di sicurezza viene frainteso, percepito come un bisogno radicale di distanza: l’interruzione della comunicazione rende più difficile continuare lo scambio, e chi è in difficoltà si trova sempre meno fiducioso di poter creare nuove relazioni con facilità.

Chi si comporta così:

  • a volte non risponde alle domande
  • non dà risposte chiare
  • gira attorno alle domande, evitandole
  • dà risposte vaghe così, se qualcuno reagisce negativamente, è sempre possibile dire che non ha capito bene
  • sorride e si dice d’accordo per evitare il conflitto
  • non chiede mai niente agli altri (1. che vergogna mostrare che non so! 2. potrebbero rifiutarmi l’aiuto)
  • rivela solo lo stretto necessario su di sé

Sicuri di non piacere

Non è possibile trattare questa situazione, però, come una regola generale: alcune persone riescono a selezionare con chi interagire in un modo che tenga conto delle proprie difficoltà, e trovare così le risorse per costruire delle relazioni di grande valore. Inoltre, chiunque a volte si trova a comportarsi così.

Per alcuni, invece, non esiste quasi altro modo di comportarsi.

Il tipo di persona che crea una barriera comunicativa ha delle difficoltà radicate che vanno al di là della sfera delle relazioni. Si tratta di una più vasta sfiducia nella possibilità di piacere, e che ha bisogno di impiegare delle risorse costantemente e implicitamente nel tentativo di tenersi nascosto.

Il motore principale dell’interazione sociale, la fiducia (fatta di chiarezza, spontaneità, espressione diretta) viene meno. È proprio qui il problema: chi sente di dover creare questo muro, sente il bisogno di nascondersi. È questione di non esporsi, di preservare la propria autostima.

 

Proteggersi a ogni costo

L’autostima è fondamentale. Ogni attività umana attinge dal suo serbatoio: per essere motivati a fare una qualunque cosa, bisogna sentirsi in grado di farla e sentirsi in grado di non essere emotivamente distrutti dal possibile fallimento.

Per alcune persone, c’è un problema con questo serbatoio: sentono che le risorse vanno preservate in modo scrupoloso, vanno limitate le perdite e vanno colte tutte le occasioni possibili per aumentare le risorse.

Solituine, per queste persone, significa:

Non posso piacere a nessuno

L’aspetto più negativo è che si tratta della conferma di un modo di sentire interiorizzato: non piaccio, non valgo.

È una sentenza che minaccia le esplorazioni relazionali ancora prima che queste possano iniziare.

 

Il lavoro con chi soffre per un’autostima carente ha come obiettivo la consolidazione dell’autostima.

Però, non è tutto qui.

Tutte le energie che nel passato sono stati dedicate al tentativo di proteggersi possono tornare ad essere disponibili.
Possono tornare nelle proprie mani per per raggiungere i propri scopi e soddisfare i propri desideri. 

E questa è una ricchezza immensa.

C’è qualcosa che non va?

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Dott. Matteo Albertinelli

Psicologo e Psicoterapeuta, con passione. La cosa più importante di questo lavoro è sviluppare la capacità di mettersi nei panni di un'altra persona per riuscire ad occuparsene al meglio.

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